sardegna tutti sapevano2In Sardegna, quest’estate, è successo qualcosa. Cosa, non è ancora chiaro e forse non lo sarà mai neppure analizzando ogni singola piega, perché l’epidemia in corso si propaga a macchia di leopardo, con accanimenti inspiegabili e misteriose dimenticanze, ma si può provare a tracciare una linea. Quella di ciò che non ha funzionato e di ciò che sarebbe potuto andare meglio. Soprattutto, di ciò che è accaduto in Sardegna, in Costa Smeralda, e non altrove, perché è evidente che lì sia nato e si sia sviluppato un focolaio più esteso e violento che nel resto del paese.   Interi gruppi di amici tornati dalle vacanze a Porto Cervo sono positivi al Covid, alcuni hanno già contagiato familiari e conoscenti, facendo chiudere attività commerciali e costringendo alla quarantena sventurati clienti. Se si prova a parlare con chi in Sardegna c’era o ci ha lavorato, il commento ricorrente è “Tutti sapevano”. Il che è forse l’aspetto più sconcertante, perché nessuno si è fermato e chi doveva fermare questa incoscienza collettiva, ovvero il Governo, ha aspettato troppo.

 

Le discoteche. 

Proviamo a isolare alcune delle cause che hanno reso la Sardegna il più grave focolaio dell’estate: le discoteche aperte solo qui, o quasi. Quest’estate le discoteche erano chiuse in buona parte d’Europa o comunque nei principali luoghi in cui si va a ballare d’estate: Mykonos e Ibiza, per esempio. In altri paesi sono state chiuse dopo timide riaperture. In Croazia sono rimaste aperte e in alcune località, ad esempio Pag, sono scoppiati dei focolai accertati.

In Italia il Governo è stato più di manica larga e le discoteche hanno riaperto con limitazioni ridicole, che ovviamente non sono state rispettate. Questo ha avuto due effetti:
a) i deejay più noti del giro europeo hanno fissato date in Italia a prezzi più accessibili del loro solito, con alcune serate stracolme di gente già prima di Ferragosto, anche in Sardegna.
b) Moltissimi ragazzi italiani che d’estate andavano a ballare fuori o “anche” fuori, quest’anno si sono riversati in Costa Smeralda. E parliamo anche di ragazzi dell’alta borghesia che possiedono case di famiglia in Costa Smeralda o che le affittano, ragazzi che possono permettersi di andare al Billionaire tutte le sere.

Solo al Billionaire, tra il primo e il 17 agosto sono entrati circa 11.000 clienti. Quest’anno, in Sardegna, c’è stato un flusso di persone in discoteca che non ha risentito per nulla dell’emergenza mondiale, anzi. Mancava una percentuale di stranieri, ma c’erano più italiani e di una fascia d’età più bassa del solito. Se vai in Costa Smeralda per andare in discoteca, generalmente, a differenza di quel che spesso accade a Gallipoli o in Romagna, non resti solo un weekend. Costa troppo, ci sono aerei da prendere. La serata in discoteca mordi e fuggi, ad agosto, non è roba da Costa Smeralda. Da lì, per ballare, ci si può muovere verso altre località come San Teodoro o Alghero ma non sono dietro l’angolo e comunque si rivolgono soprattutto ad altri target.

Interi gruppi di ragazzi, amici, comitive, hanno girato sempre le stesse discoteche, sempre gli stessi locali per settimane. Cercando materiale sui social, prima che ci fosse una pulizia generale, saltava all’occhio come molte facce anche note, apparissero un po’ ovunque. Just Cavalli, Phi Beach, Billionaire, Country, Sottovento, The Temple, Canteen, The box sono i luoghi in cui si andava a cenare o ballare la sera e in cui ci si incontrava sempre e di nuovo, tra tavoli nei privè, nei ristoranti, sulla pista. Molti si incontravano poi a pranzo al Nikki Beach, alla Scogliera e così via, in una specie di catena circolare per cui hanno finito per infettarsi gruppi interi di amici e conoscenti.

Diversi ristoranti hanno adottato la formula “cena danzante” e nella sostanza molte erano discoteche mascherate. Il The Temple ha aperto come residenziale ma ha funzionato come discoteca, le immagini e i video parlano. Questo vale anche per alcuni stabilimenti/ristoranti. Al Nikki Beach si ballava a pranzo anche sui tavoli o tra i tavoli, i video sopravvissuti alla grande pulizia generale raccontano verità inequivocabili.

In Sardegna, discoteche (e alcuni ristoranti) considerati focolai sono al chiuso. Questo è senz’altro un nodo centrale della questione. In vari video si nota come venissero sparati fumo, acqua nebulizzata, coriandoli che in un luogo chiuso, tra gente sudata che si tocca e si parla addosso, a voce alta, diventano propagatori eccezionali di virus. Al Billionaire c’erano perfino i narghilè a disposizione dei clienti. Ripeto, i narghilè.

In Costa Smeralda c’è un’alta concentrazione di barche. Le feste di giorno sulle barche, soprattutto davanti a Mortorio, sono ben documentate in alcuni video. Si è fatta perfino una festa danzante al prestigiosissimo Yacht Club, la cui età media degli iscritti è abbastanza alta. Allo Yatch Club sono stati segnalati diversi casi di positività.

Il personale di alcune discoteche (il Billionaire in testa) rivestiva il doppio ruolo cameriere/animatore. Questo, durante un’epidemia, è un rischio che solo una gestione poco responsabile della situazione può decidere di accollarsi. I camerieri del Billionaire non potevano mantenere alcuna distanza con i clienti perché attraversavano la sala ballando, sventolando tovaglioli, servendo torte e bottiglie ai tavoli addirittura infilate in piccole (finte) automobili trasportate a spalla, cantando a squarciagola gli auguri ai festeggiati.

In alcuni video si nota come i camerieri/animatori avessero mascherine abbassate, uno addirittura fischia con le dita in bocca, riprendendo in mano una candela luminosa lasciata poi chissà dove o a chi. Il fatto che tutto quel personale (circa 70 persone, Briatore compreso) si sia ammalato in una discoteca al chiuso con camerieri animatori non può stupire. Ricordiamo che il contagio è avvenuto in neppure un mese di tempo (18 luglio/17 agosto), un record.

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dall'articolo di  Selvaggia Lucarelli  per TPI.it 

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