“Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”. Questo storico aforisma, attribuito al grande Mark Twain, è perfetto per spiegare il livello di impazzimento generale scatenato dalla disinformazia in servizio permanente contro la scienza ed i vaccini. Ma andiamo con ordine. In vista della riapertura delle scuole il 14 settembre, sono in tanti i medici che prescrivono regole semplici e facilmente praticabili da bambini e adulti: lavarsi spesso le mani, tenere un minimo di distanza, scaricare la app Immuni per verificare in tempo reale se qualcuno che abbiamo incontrato è positivo e, da ultimo, ma forse dovremmo metterlo al primo posto – in vista dell’autunno – fare il vaccino antinfluenzale.
Il vaccino contro l’influenza dovrebbe essere reso obbligatorio e gratuito per legge su tutta una serie di soggetti interessati alla riapertura delle scuole: bambini, ragazzi, personale della scuola ed insegnanti. So che l’obbligo non è mai uno strumento simpatico in uno Stato di diritto, però quando c’è di mezzo il diritto alla salute e il diritto allo studio, lo Stato – con la S maiuscola- deve fare la sua parte.
Quando arriverà il picco della consueta influenza autunnale, avremo le scuole bloccate dal famoso “protocollo Covid” e il rischio sarà quello di avere le classi in quarantena per una banale influenza. Per questo diventa necessaria una vaccinazione di massa anti-influenzale, per evitare di bloccare le scuole per un supposto caso Covid , quando invece trattasi di semplice raffreddore con 37.7 di febbre.
Peraltro, se c’è un vaccino già collaudato e ampiamente testato è proprio quello anti influenzale, i cui rischi non esistono. I politici non si esprimono per paura di perdere consenso ma alcuni virologi lo dicono a gran voce. Tra tutti il virologo Crisanti che, sfidando un’opinione pubblica spesso vittima dei famigerati “no vax”, spiega: “La prima e più importante misura è fare i vaccini contro l’influenza stagionale. Incoraggiare la vaccinazione anti-influenzale il più possibile”. Il professore aggiunge che “se la maggior parte degli studenti si vaccina contro l’influenza stagionale, che puntualmente si presenta in autunno, diamo un grande aiuto al sistema sanitario; così si evitano casi di caos, ovvero di studenti con sintomi che assomigliano a quelli del Covid-19 ma che non lo sono”.
Il ministro della Salute dovrebbe convocare una bella conferenza stampa la settimana prima dell’inizio delle scuole e dire: “Cari cittadini, da ottobre in tutte le scuole italiane vi sarà un medico che vaccinerà contro l’influenza stagionale i vostri figli e gli insegnanti!”. Del resto, i meno giovani tra i lettori lo ricorderanno, lo Stato italiano già in passato rese obbligatorio il vaccino contro il vaiolo, sospeso nel 1977 e abolito solo nel 1981. Tempo addietro, quando non esisteva la rete e i no vax vivevano nelle caverne, erano diventate obbligatorie le vaccinazioni contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991).
Il dibattito politico non può farsi mettere sotto scacco da un manipolo di esaltati che sbraita in rete contro la scienza! Che cosa sarebbe accaduto se nel recente passato, lo Stato italiano non avesse reso obbligatorio il vaccino contro la poliomielite? Siccome per mesi la politica e l’opinione pubblica si sono sgolati dicendo “siamo in guerra! Il Covid va combattuto con tutti i mezzi”, non si capisce per quale folle motivo dovemmo inchinarci alla minoranza rumorosa dei “no vax” e non prendere invece tutte le precauzioni necessarie come una campagna vaccinale di massa gratuita. Non farlo sarebbe da parte della nostra classe politica e del Comitato tecnico scientifico che tutto governa e controlla, un grandissimo errore.
Articolo di David Parenzo per TPI.it