malafede di Tiziana Panella su La7La malafede di Tiziana Panella su La7. Oggi in diretta nella sua trasmissione, la Panella, parla della riapertura delle scuole e poi entra a piedi uniti nella polemica, citando sua figlia "al quarto anno di liceo. Nella sua classe hanno consegnato le mascherine solo a metà". Uno dei miliardi di attacchi dei giornalisti a questo Governo. Tutta contenta, con quel suo solito sorrisetto, convinta di sbugiardare Conte, riceve in diretta una replica del commissario Arcuri. "Nella scuola di sua figlia, sono state consegnate 30 mila mascherine, sufficienti per 15 giorni. Ho le bolle di consegna" Boom! La Panella rimane di pietra quell'attimo che sembra un'eternità. Non se l'aspettava. Ma la cosa più interessante è quando la Panella balbetta una giustificazione: "Ah perché lui ci guarda in diretta"; "Ah perché lui sa che scuola frequenta mia figlia", "poi bisogna capire dove sono state consegnate, certamente non all'ingresso", "facciamo finta che io non abbia detto niente, non vorrei diventi una questione personale". Ergo, la Panella sperava di passare inosservata agli occhi del Governo ("ah perché ci guarda in diretta") Sperava che nessuno controllasse quella scuola confidando sull'anonimato della figlia ("ah...lui sa che scuola frequenta...") E infine, pur intuendo che il Preside di sua figlia potrebbe avere delle mancanze, nonostante le consegne siano state fatte dal Governo ("poi bisogna capire dove sono state consegnate") ha ugualmente addossato la colpa a Conte, in diretta Tv, convinta che nessuno l'avrebbe contestata. E capendo di averla fatta fuori dalla tazza, chiosa tirandosi fuori "facciamo finta che io non l'abbia mai detto, non diventi personale". Eh no carissima! Tu hai usato un mass media, per attaccare il Governo. Hai citato tua figlia personalizzando per essere credibile e sei stata sbugiardata, ora non è personale? Questo è il giornalismo italiano. Ma siamo anche noi a permetterlo. Con altri Governi non sono così perché ci sarebbe una reazione di fronte a tale sciatteria.

Stefano Ragusa da Facebook
 

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