stipendio Pasquale Tridico. Credit AnsaLa cosa più incredibile, in questa polemica di finti moralisti indignati per lo stipendio di Pasquale Tridico all’Inps è osservare da che pulpito partono le prediche: direttori che guadagnano fra 500mila e un milione di euro l’anno, si fingono scandalizzati per uno stipendio che in una azienda normale si dà al responsabile della sicurezza, e alla Camera ad un funzionario a metà carriera. Tuttavia, questi altospendenti (e alto-guadagnanti) dall’invettiva facile si calano sul volto una grottesca maschera pseudo-grillina vintage (stile “Vaffa”) diciamo, e gridano allo scandalo, seguiti da un coro di monatti e di ululanti che sui social intonano in coro: “Vergogna! Vergogna!”.   Ma di cosa Tridico si debba vergognare, in realtà non è chiaro. Forse, provenendo anche lui dall’area del M5s, di una certa eccessiva prudenza nel difendersi, come se avesse anche lui da metabolizzare uno strano senso di colpa inconscio. Come se temesse giudizio dei suoi compagni e colleghi. Io la notizia la racconterei persino al contrario: dirigendo l’Inps, che dal punto di vista dei volumi è il più grande ente di previdenza d’Europa, Tridico guadagna adesso quanto un caporedattore centrale de Il Giornale, o come il responsabile vendite della Folletto.   Guadagna 70mila euro in meno di quello che l’algoritmo con cui si stimano gli stipendi della pubblica amministrazione valutava che potesse percepire in linea teorica. Guadagna meno dei suoi direttori generali o dei funzionari che dirige.

Forse, in un paese in cui gli attivisti grillini non si trasformano in Casta, e la Casta non si camuffa da attivista Grillino, diremmo che se c’è uno che in Italia dovrebbe percepire il massimo della retribuzione che spetta ad un dipendente pubblico (240mila euro, dopo una legge di riforma del 2011) quello è il presidente dell’Inps.

Muove miliardi con ogni sua decisione, è responsabile per milioni di emolumenti, diretti e indiretti, per miliardi e miliardi di euro di casse integrazioni. A meno che non si voglia predicare il pauperismo francescano e il salario politico, se si ha un minimo di ragionevolezza, bisogna riconoscere che 150mila euro è il minimo stipendio possibile per chi ha responsabilità di questo tipo. E non si tratta, ripeto, dello stipendio “ad personam” del “grillino” Tridico, ma di quello che lo stato italiano riconoscerà anche in futuro ad uno dei suoi funzionari più qualificati (chiunque vada ad occupare quella poltrona da adesso in poi). Quando si dovrà scegliere un successore dell’attuale presidente, davvero pensiamo che quello sia lo stipendio su cui risparmiare? La risposta ovviamente è no.

Diverso è il problema che riguarda il diretto interessato. Forse Tridico avrebbe dovuto comunicare lui questa novità? Senza dubbio sì, questo è stato il suo unico evidente errore. Avrebbe dovuto divulgare una nota, appena il nuovo monte salario era stato deliberato, dicendo semplicemente: guardate, da domani il mio stipendio aumenta. E non per una tema di colpa, o di responsabilità, ma per una necessità di trasparenza a cui lui e tutti quelli come lui hanno sempre fatto appello. Non è stato Tridico stesso ad alzarsi lo stipendio da solo, fra l’altro, ma l’aumento della retribuzione è frutto di una decisione condivisa con il governo, e controfirmata da ben due ministri. Non dovrebbero essere loro, quindi, a spiegare se questo cifra sia congrua o non lo sia?

Ma anche Gualtieri e la Catalfo hanno taciuto, nel giorno del presunto scandalo, perché il timore di vedersi affibbiare una responsabilità e subire lo stesso trattamento deve essere grande. Tuttavia Tridico non è stato smascherato mentre cercava di occultare il misfatto. L’aumento di stipendio non era celato, o mascherato in qualche codicillo, ma contenuto in un atto amministrativo, che sarebbe necessariamente diventato di pubblico dominio, prima o poi. Non c’è stato il disvelamento di un crimine, dunque, in questo scoop di Repubblica, ma una semplice anticipazione.

Tuttavia, se Tridico avesse davvero scelto di diffondere lui la notizia, secondo me avrebbe dovuto dire più o meno questo: “Da domani la retribuzione del presidente dell’Inps sale a 150 mila euro lordi”. Davvero qualcuno pensa che ci sarebbe stata meno polemica? Ovviamente no, ci sarebbe stata comunque. E infatti il nodo non è tanto il dibattito sull’importo, ma quello sull’immagine che questo stipendio lordo evoca nella testa dei più: nessuno contesta in linea di principio la legittimità di un compenso, ma a tutti piace far finta di credere di essere più frugale, più virtuoso e più missionario di quanto non appaia ora il Presidente dell’Inps.

Peccato che non sia così. Fossi stato al posto di Tridico avrei scritto un comunicato di cinque righe, per azzerare ogni ipocrisia. Ecco la traccia: “Per quanto avrei potuto facilmente ottenere 220mila euro l’anno, in base ai parametri che sono applicati a tutti i dirigenti della pubblica amministrazione in questo paese, ho ottenuto un emolumento limitato a 150mila euro”. Poi avrei aggiunto: “Guadagno meno di un buon avvocato di provincia, meno di un autore del Grande Fratello, meno di un direttore sportivo di serie A, meno di un amministratore di condomini, meno di un dirigente di una azienda che gestisce i social di qualche lobotomizzato di successo”. Quindi avrei concluso così: “Non mi dispiacerebbe affatto – invece – guadagnare più di loro”.

Articolo di Luca Telese  per TPI.it   27 Set. 2020

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