Mentre gli elettori e gli eletti 5Stelle si domandano se il loro movimento abbia ancora un senso, ci ha pensato Carlo De Benedetti, padrone del nuovo giornale senza padroni, a dissipare i loro dubbi. L’ha fatto a Piazzapulita, davanti al conduttore che lo auscultava come l’oracolo di Delfi e a Bersani che lo riduceva in poltiglia. Lì ha intimato a Mattarella di sciogliere subito le Camere perché alle Regionali i partiti hanno avuto risultati diversi da quelli delle Politiche del 2018 e sarebbe assurdo che chi ha perso le Regionali elegga il nuovo presidente della Repubblica. L’idea che le Regionali decidano chi governa le Regioni, le Politiche chi governa il Paese (o meglio, chi ha la maggioranza in Parlamento per governare il Paese) e il Parlamento chi fa il capo dello Stato non sfiora il nostro costituzionalista della mutua. Strano, perché anni fa fondò Libertà e Giustizia per difendere la Costituzione: quell’agile libretto di 139 articoli che separa nettamente l’elezione indiretta del capo dello Stato (per 7 anni) e quelle dirette del Parlamento, dei Consigli regionali e dei Consigli comunali (per 5 anni). La durata sfasata e la maggioranza qualificata del Quirinale sottolineano vieppiù la volontà dei Costituenti di proteggere il capo dello Stato dalle logiche momentanee della politica e dai contingenti rapporti di forza fra governo e opposizione. Infatti neppure un analfabeta costituzionale come il Cazzaro Verde chiede al Quirinale di sciogliere le Camere. E l’unico a congratularsi con CdB è Pietro Senaldi su Libero: sono soddisfazioni.
Chi non conoscesse CdB potrebbe pensare che abbia studiato la Costituzione su Tiramolla. O rinfacciargli l’incoerenza di aver sostenuto in passato presidenti e governi votati da maggioranze parlamentari non indebolite, ma illegittime. Come Napolitano e i governi Letta, Renzi e Gentiloni, figli del premio di maggioranza (anzi di minoranza) del Porcellum dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Ma l’Ingegner Golpe, del diritto e della coerenza, se ne infischia. E sa benissimo di aver detto una somarata (una più, una meno). Ma l’ha detta lo stesso, consapevolmente, confessandone pure il movente (a una certa età, si è più portati a confessare): “In Parlamento ci sono più di 300 cinquestelle e saranno decisivi per scegliere il prossimo presidente della Repubblica”. In effetti, avendo preso il 33% dei voti, il M5S ha un terzo dei parlamentari: a pensarci prima si potevano abolire gli elettori, o sterminare quelli intenzionati a disobbedire a CdB, ma ormai è andata così. Purtroppo siamo in democrazia. Lui però è abituato a fare e disfare maggioranze e governi. A dettare liste dei ministri e leggi à la carte.
A creare partiti e leader o pseudotali in laboratorio (ultimi capolavori: l’Innominabile e Pisapia). A pagare mazzette per rifilare telescriventi obsolete alle Poste. A farsi anticipare i decreti per specularci e guadagnarci in Borsa. Dunque non può tollerare l’esistenza di un movimento che non prende ordini da lui, anzi non se lo fila proprio. Né tantomeno di un premier che non fa insider trading e, se gli mandi degli emissari per avvicinarlo, te li rispedisce al mittente. Infatti vuole B. al governo “pur di cacciare Conte”. E votare subito per far vincere Salvini&C. e far scegliere da loro, anziché dagli odiati “grillini”, il nuovo capo dello Stato. Da Tessera Numero Uno del Pd a leader della Sinistra per Salvini. Tanto, con la destra come con la sinistra, lui s’è sempre messo d’accordo. Franza o Spagna purché se magna. L’importante è levarsi dai piedi i 5Stelle perché “hanno truffato gli elettori e non han fatto niente”. Ma, se fosse vero, lui li appoggerebbe e forse li voterebbe pure. Il guaio è che hanno mantenuto un bel po’ di promesse (non con lui, però): hanno smontato un bel pezzo di Jobs Act (“A Renzi il Jobs Act l’ho suggerito io, lui mi è stato sempre molto grato”) col dl Dignità, dato un sacco di soldi ai poveri anziché a lui col Reddito di cittadinanza, varato la legge anticorruzione e antiprescrizione (lui per le sue tangenti fu per metà prescritto), imposto le manette agli evasori (e lui di indagini per elusione, evasione e falsi in bilancio se ne intende) e ora minacciano una legge contro i conflitti d’interessi fra imprese e giornali (un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato).
Non solo: non vogliono il Mes, il prestito europeo ipercondizionato per la sanità che l’accordo Ue sui 209 miliardi di Recovery Fund ha reso ancor più inutile di quanto già non fosse (infatti in Europa non l’ha preso nessuno, perché il primo che si alza confessa di essere in default). Tantopiù che il governo ha già stanziato 10 miliardi in un anno per la sanità, altri ne stanzierà col Recovery e per ora non ha problemi di cassa. Eppure CdB vuole a tutti i costi il Mes, non riesce a farne a meno, ne parla come il Papa del Paradiso. Qualche maligno potrebbe ricordare che la sua famiglia è padrona del gruppo Kos, titolare di 55 fra cliniche private e Rsa (alcune indagate per i contagi da Covid): vedi mai che qualche miliarduccio piova anche da quelle parti. Ma sarebbe un’ingiusta cattiveria. L’impressione che dava l’altra sera l’attempato prenditore, mentre smetteva di colpo la mutria malmostosa di chi sente dei cattivi odori per magnificare estasiato i balsamici effetti del Mes, era quella di un increscioso equivoco dovuto all’anagrafe. Che, cioè, avesse scambiato il Mes per un nuovo tipo di Viagra.
Fonte: Il Fatto Quotidiano – L’editoriale di Marco Travaglio da inaltoicuori.com 26 SETTEMBRE 2020