coronavirus lombardiaDa quei terribili giorni di inizio marzo, quando gli ospedali delle Regioni più colpite del Nord hanno cominciato a riempirsi di malati Covid, e scattava in tutto il Paese il lockdown, è immediatamente partita una campagna istituzionale rivolta a tutti i cittadini: «Aiutate il Servizio Sanitario Nazionale». Contemporaneamente lo hanno fatto le Regioni: la prima a partire è stata l' Emilia Romagna, poi la Lombardia, il Veneto e a seguire tutte le altre. Per decreto, tutte le pubbliche amministrazioni beneficiarie dovevano aprire un conto corrente dedicato, garantendo la completa tracciabilità, e pubblicare sul proprio sito le destinazioni delle liberalità entro la fine dell'emergenza.  Prima fissata al 20 luglio, poi spostata al 15 ottobre, e pochi giorni fa prolungata a fine dicembre. I cittadini hanno risposto in massa e con generosità. Dunque quanto è stato raccolto, e come è stato fin qui speso?  La cifra raccolta in tutta Italia, che Dataroom ha ricostruito, è di almeno 814,7 milioni di euro, oltre alle donazioni in beni. Le solidarietà in denaro si sono concentrate nei territori più colpiti: 162 milioni in Lombardia, 84,3 in Emilia Romagna, 52 in Veneto. Basti pensare che il Comune di Milano ha raccolto da solo circa 14 milioni, quasi come l' intera Sicilia. 

 Le Regioni che hanno raccolto meno sono il Molise (893 mila euro), la Basilicata (1,4 milioni), la Valle d' Aosta (1,68 milioni) e le Marche (1,78 milioni) La destinazione dei fondi è spesso vincolata dai donatori ad uno specifico utilizzo, mentre altri sono «liberi». Ad oggi di questi 449 milioni, oltre 71 non risultano impiegati.

SPALLANZANI - CORONAVIRUSCerto, il Covid ha aggredito in modo diverso da regione a regione. In Lombardia, ad esempio, l' emergenza è costata ad oggi quasi 900 milioni di euro, contro i 140 della Sicilia e gli 8,3 della Calabria. Ma proprio nelle casse delle Regioni più colpite sono rimasti ancora molti fondi da spendere: oltre 14 milioni in quella della Lombardia, quasi 7 in Piemonte, 35 in Emilia Romagna.  Il donatore principale per le Regioni, soprattutto per le più piccole, è spesso la Banca d' Italia che ha impegnato complessivamente 20,9 milioni di euro. Altri 35 li ha tirati fuori Eni, 23 Enel, 21 Unipol, 20 Snam, e 15 Ferrero, per citare i più grandi. A questi si sono aggiunti tanti protagonisti dell' economia del Paese, alcuni in maniera personale (Lavazza, Berlusconi, Agnelli, Caprotti). Si tratta, comunque, di una geografia non definitiva.  Quasi tutte le aziende sanitarie locali, così come tante singole strutture in tutta Italia, hanno lanciato proprie raccolte fondi. Un database nazionale non c' è, di conseguenza non è possibile ricostruire la cifra completa.

I fondi usati finora dalle Regioni e dalle Aziende Sanitarie che è stato possibile monitorare, sono serviti ad affrontare l'emergenza. L'elenco dei materiali acquistati è sconfinato: dispositivi di protezione individuale, tute, tende per il pre-triage, ventilatori polmonari, saturimetri, strumenti per la terapia intensiva, ambulanze ad alto biocontenimento, termometri, fino ad arrivare all' allestimento di reparti di terapia intensiva e ospedali da campo. Ma c' è anche chi non ha toccato ancora un euro.

L'Abruzzo non ha ancora impegnato gli oltre 4 milioni ricevuti; il milione e 781 mila euro delle Marche sono per ora fermi sul conto corrente della Regione che, fa sapere, «sono in fase di impegno per cofinanziare l' adeguamento di spazi ospedalieri per eventuali fasi di recrudescenza del virus». La Regione Lazio non ha toccato i suoi 3 milioni, ma ci comunica che «saranno presto finanziati progetti finalizzati all' emergenza Covid 19 per la Asl Roma 4 e gli Ospedali Sant' Andrea e Tor Vergata». Speriamo solo che il «presto» non si concretizzi dopo la fine dell' emergenza.

Che fine faranno i fondi non ancora usati?

triage all'ospedale civile di bresciaIl Decreto Cura Italia, trasformato in legge, impone di tenerli separati dal bilancio regionale, e di non usarli per fini diversi dall' emergenza Covid. Lo stesso decreto obbliga tutte le pubbliche amministrazioni a pubblicare sul loro sito come è stato speso ogni singolo euro ricevuto in donazione, entro la fine dell' emergenza, fissata, fino ad una settimana fa, al 15 ottobre. Ebbene, in data 3 ottobre gli unici che rispettavano già l' obbligo erano la Lombardia, la provincia autonoma di Trento e l' Emilia Romagna, che ha anche il sito più chiaro e dettagliato di tutti. Come pure le sue maggiori strutture sanitarie, che pubblicano online l' utilizzo dei fondi.  Un rendiconto puntuale lo fa lo Spallanzani di Roma, con i quasi 26 milioni di euro raccolti. Lo fa la Protezione Civile Nazionale: sul sito il dato di raccolta (oltre 168 milioni di euro) e il suo utilizzo: 128 milioni per dispositivi di protezione individuale e 4,9 milioni per spese di trasporto.  Presso la Protezione Civile è attivo anche il fondo «Sempre con voi» per le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus: è una raccolta voluta dai fratelli Della Valle, che hanno versato inizialmente 5 milioni di euro, e che oggi ha raccolto oltre 11 milioni con le donazioni di altri privati cittadini.

Campania, Sardegna, Friuli e Basilicata pubblicano dati parziali o non aggiornati della propria raccolta, ma nessuna informazione sul loro utilizzo. La Toscana rende noto quanto ha raccolto e acquistato, ma non specifica dettagliatamente la spesa (come prevede la norma). Per tutte le altre Regioni, invece, nessun dato è stato pubblicato.

Chiamandole una ad una, Sicilia, Liguria, Valle d' Aosta e provincia autonoma di Bolzano rispondono di aver speso tutto quello che hanno raccolto, ma nel dettaglio non è dato sapere come. I dati di Basilicata e Sardegna sono fermi ad aprile. Non sappiamo quanto rimane ancora da spendere in Veneto, Campania, Calabria, Molise. Il Piemonte ha ancora 2,6 milioni, la Puglia 1,2 e l' Umbria 2,5 ma anche loro non forniscono il dettaglio preciso.

milena gabanelli 738117 tnCi sono poi le organizzazioni e le raccolte dei privati, che non hanno l' obbligo di rendicontazione. Sono circa 197 milioni di euro, quasi tutti utilizzati.

Le due sottoscrizioni più importanti sono quelle di Banca Intesa, che ha raccolto 115,8 milioni di euro (sei dei quali arrivano dal Ceo e dai top manager), e della Croce Rossa Italiana, che è arrivata a 34,1 milioni in denaro (di cui 15,5 ancora da impegnare) e 15,6 milioni di beni materiali.

Anche il Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e La7 hanno lanciato una sottoscrizione. Ad oggi sono stati raccolti 3 milioni 145 mila euro, di cui quasi 3 già devoluti. I finanziamenti maggiori sono stati di 500 mila euro all' Ospedale Niguarda per attrezzare un padiglione ai malati Covid, quasi 500 mila alla Fondazione Buzzi per il reparto di terapia intensiva, 300 mila agli Spedali Civili di Brescia per il pre-triage Covid e la telemedicina, e altri 300 mila al Covid Hospital di Schiavonia, in provincia di Padova, per la terapia intensiva. Infine 250 mila euro sono andati rispettivamente all' ospedale Amedeo di Savoia di Torino per l' allestimento di un' area per la sierologia virologica, al Sacco di Milano per l' area degenza Covid, e al San Paolo di Milano per l' emergenza coronavirus infantile.

Articolo di Domenico Affinito e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”  da DagoSpia.com

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