I consiglieri del Partito democratico hanno avanzato un emendamento per chiedere che le riunioni siano pubbliche, ma la maggioranza lo ha bocciato. "La giunta non è mai stata così debole, temono la piena trasparenza". Sedute segrete. Ciò che politici, amministratori, medici e tecnici diranno per comporre quel puzzle che la commissione d’inchiesta Covid in Lombardia ha il compito di consegnare alla cittadinanza resterà nelle 19 paia d’orecchie dei consiglieri regionali. Solo loro sapranno cosa emergerà, di volta in volta, nelle sessioni che si riuniranno ogni lunedì, al Pirellone, da qui ai prossimi 12 mesi. Ai tanti lombardi (e italiani) che chiedevano – e chiedono ancora – di fare chiarezza su come le istituzioni abbiano gestito la pandemia da coronavirus alla fine dello scorso inverno e per tutta la primavera rimarrà soltanto la relazione finale.
Relazione che risentirà, necessariamente, dei – tanti o pochi che siano – punti di caduti sui quali, per forza di cose, maggioranza e opposizione si troveranno a trattare. Ieri la commissione ha infatti bocciato un emendamento del Pd (firmato dai consiglieri Jacopo Scandella e Carmela Rozza), sostenuto dal Movimento 5 stelle, con cui si chiedeva che le sedute fossero pubbliche, con la possibilità di decidere quali secretare. Il centrodestra, però, ha ritenuto la proposta inutile e, così, l’ha affossata. Sul piatto resterebbe la possibilità, da parte dei commissari, di decidere attraverso votazione, in accordo con l’ufficio di presidenza, di aprire in via straordinaria le porte di una specifica seduta. “La sensazione tuttavia è che questo non accadrà mai – commentano dal Partito democratico – la maggioranza, fin dall’inizio, ha avuto paura di dare il via ai lavori. Alla lunga è stata costretta a far partire la commissione, ma la verità è che non vogliono che si faccia i conti con gli errori commessi a livello regionale. Non vogliono che ci sia la piena trasparenza”.
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dall'articolo di Alberto Marzocchi per IlFattoQuotidiano.it