La graduatoria del concorso per le specializzazioni mediche, che doveva essere pubblicata il 5 ottobre, è bloccata a causa dei numerosi ricorsi dei partecipanti. E il ritardo rischia di gravare sugli ospedali. È passato un mese esatto dal giorno in cui oltre 22mila medici hanno partecipato al concorso per l’assegnazione di circa 14.500 borse di studio per le specializzazioni, bandito dal ministero dell’Università e della Ricerca (Mur). Ma della graduatoria, che sarebbe dovuta uscire lo scorso 5 ottobre, non c’è traccia. Così, in un momento in cui gli ospedali tornano ad essere sotto pressione a causa dell’aumento dei contagi da Covid-19 e il Sistema sanitario nazionale soffre per la mancanza di specialisti, migliaia di giovani professionisti attendono ancora di sapere se avranno la possibilità di specializzarsi o meno. Il ritardo – che è senza precedenti – è dovuto ai numerosi ricorsi intentati nei confronti del bando, che escludeva alcuni di loro dalla valutazione di determinati titoli, al fine del raggiungimento del punteggio, come riporta una nota del ministero pubblicata il 5 ottobre.
“È una situazione assolutamente inopportuna, che denota tutta la disorganizzazione del Mur”, dice a TPI Andrea Filippi segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, “Senza motivi realmente fondati si è deciso di non pubblicare una graduatoria come autotutela rispetto ai ricorsi presentati da alcuni aspiranti specializzandi”.
La questione del bando
“A luglio il ministero ha commesso un gravissimo errore escludendo la possibilità di valutazione di determinati titoli di carriera, ad esempio il voto di laurea, alcuni medici”, spiega Filippi. “Ad esempio, chi è già in possesso di un altro diploma di specializzazione o del diploma di formazione specifica per medico di medicina generale, chi è titolare di un contratto di formazione medica o chi è dipendente di strutture del Ssn”.
“Avendo compreso il proprio errore nel bando, il Mur ha commesso un altro sbaglio, decidendo di non pubblicare la graduatoria”, sostiene Filippi. “Ma il problema col bando è stato un errore del ministero, ed è giusto che se ne assuma la responsabilità. Avrebbero dovuto pubblicare ugualmente la graduatoria e ammettere in sovrannumero le persone che avessero vinto il ricorso, e che secondo me non arriveranno a un centinaio. Tanto più che in Italia mancano i medici specialisti”.
“Invece oggi”, aggiunge il sindacalista, “il ministero sceglie di bloccare la graduatoria, paralizzando le Scuole di specializzazione e gli stessi aspiranti specializzandi, che stanno faticando da anni per entrare in questi corsi, e le loro famiglie, che devono sapere dove dovranno trasferirsi questi ragazzi per intraprendere il loro percorso, visto che la graduatoria è nazionale. Se una persona di Catania vince una borsa a Milano, avrà diritto di saperlo e organizzare per tempo la sua vita e le relative spese? Invece il ministero tutela se stesso invece di tutelare 23mila professionisti, le loro famiglie, le Scuole di specializzazione e le necessità del Ssn”.
“La sentenza del Consiglio di Stato è attesa per il 25. Aspettiamo la graduatoria per il 26″, conclude Filippi, “altrimenti quel giorno saremo davanti al ministero con tutti gli aspiranti specializzandi, perché è davvero inaccettabile ciò che sta accadendo. Un ministero che sbaglia tutela i concorrenti, pubblicando la graduatoria e ammettendo i ricorrenti in sovrannumero, come è sempre successo”.
L’imbuto formativo e la mancanza di specialisti
Ogni anno sono in media circa 10mila gli studenti che conseguono la laurea in medicina, da quest’anno diventata abilitante alla professione, senza il necessario svolgimento del tirocinio post laurea. L’insufficiente numero di borse messo a disposizione del governo per le Scuole di specializzazione negli ultimi anni, ha creato tuttavia quello che viene definito “imbuto formativo” cioè la presenza di laureati che non riescono ad acquisire una borsa di specializzazione, e non possono quindi proseguire il proprio percorso di formazione.
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