fontana gallera lombardia pandoroLa Lombardia non è solo scandalo camici e conflitti di interessi, è anche quella Regione che, in piena pandemia, a marzo scorso, anziché attingere ai test rapidi già validati e in commercio, ha scelto di fabbricarsene uno che sarebbe stato pronto solo dopo mesi e in effetti è nato a giugno scorso, in tempo per la seconda ondata di contagi. L’ha fatto tramite un IRCSS pubblico del suo territorio che, senza uno straccio di gara, ha chiuso un accordo milionario con una affiliata italiana di nota multinazionale della immunodiagnostica che, per mettere a punto il test, ha sfruttato la sua ricerca, le sue strutture, le sue strumentazioni. Tutta roba pagata con i soldi dei contribuenti.  E non solo. La Regione Lombardia è anche quel soggetto che a marzo scorso, mentre accumulava ritardi folli nella tracciatura dei contagi, lasciando che la pandemia esplodesse e mandasse in tilt tutti i suoi ospedali, diffidava quei Sindaci del suo territorio che, senza sottrarre un euro alle casse pubbliche e grazie alla gara di solidarietà dei loro concittadini, si erano presi la responsabilità di agire in autonomia avviando una campagna di test rapidi utilizzando metodiche già in uso e certificate.

 

Alcuni dei leghisti in Parlamento, sopraffatti da cotanta sfrontataggine, mentre la gente lombarda si ammalava a grappoli, hanno trovato il tempo, in quei giorni, di promuovere un interpellanza parlamentare affinché i Comuni lombardi fossero inibiti dal prendere iniziative di tracciamento basandosi su test non autorizzati dalla Regione. Insomma l’ordine di scuderia era: aspettate il nostro test e nel frattempo arrangiatevi. La Regione Lombardia però, oggi è sotto la lente della Procura di Pavia che, oltre a mettere sotto indagine sia l’IRCSS che la multinazionale di ricerca per turbativa d’asta e peculato, ha raggiunto, tramite la GDF, anche il suo Presidente, Attilio Fontana, il suo Assessore alla Sanità Giulio Gallera e anche la responsabile della segreteria di Fontana, certa Giulia Martinelli, ex compagna di Matteo Salvini: di tutti i loro cellulari sono state effettuate copie forensi, e in particolare di tutta la messaggistica che ora è al vaglio degli inquirenti.

Ahh, che sbadata. Dimenticavo di dirvi che l’IRCSS in questione è la Fondazione San Matteo di Pavia, di cui il responsabile scientifico del progetto, Sergio Baldanti, all’epoca dell’accordo con la multinazionale, era anche (era perché si è dovuto dimettere), membro del Consiglio Superiore della Sanità del Ministero della Salute, nonché membro del comitato tecnico scientifico della Regione Lombardia. Praticamente un conflitto d’interessi a due zampe.

Il Presidente dell’IRCSS, invece, è tal Alessandro Venturi uno che, prima del blitz della Finanza, a quanto riporta la Procura, si affrettò a cancellare tutte le chat dal suo cellulare, bah… Quanto alla multinazionale parliamo della DiaSorin, la cui filiale italiana ha stretti rapporti commerciali con l’Istituto Insubrico, di cui il DG è tal Andrea Gambini, già commissario della Lega varesina. Quante coincidenze… Ora non ci resta che attendere che il vaso di Pandora venga scoperchiato.

Articolo di Roberta Labonia  per  InfoSannio.com

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