pronto soccorso lombardia covidGuido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 dei pronto soccorso lombardi non usa mezzi termini per delineare la situazione in regione e lancia un appello chiaro: “Ora bisogna chiudere. Siamo arrivati al punto che è necessario un lockdown. La situazione di rischio è generalizzata, riguarda tutta la regione. Soprattutto in alcune aree il sistema assistenziale è vicino al collasso. Milano è più avanti, ma anche altre province hanno quell’andamento esponenziale che preoccupa”.  Bertolini spiega all’Adn Kronos: “Quando la crescita esponenziale entra nella fase ripida di salita non c’è più modo di controllarla. Ed è necessario chiudere. Ormai è tardi per altro. Qualunque misura ha effetti fra 10-15 giorni. Anche se chiudiamo tutto adesso, per 15 giorni andremo avanti a vedere questa crescita impressionante dei contagi e dei malati che hanno bisogno di cure con sofferenza degli ospedali. Se i pronto soccorso sono in una situazione quasi ingestibile, ed è così, quella sofferenza poi arriva a tutti i livelli. Anche la società non viene risparmiata”. 

Dopo le misure annunciate da Conte, in questi giorni è esplosa la rabbia nelle città d’Italia: proteste e scene di guerriglia si sono verificate da Torino a Milano passando per Napoli e Catania. Imprenditori, ristoratori, partite iva e lavoratori del mondo dello spettacolo sono scesi in piazza per dire no alle chiusure disposte nel nuovo Dpcm. Ma Bertolini ha la sua visione anche su questo: “La narrazione che ci stiamo facendo purtroppo non credo sia vera – osserva – Quello che non si riesce a comprendere è che lasciare aperto non significa che l’economia potrà correre, con una patologia di queste proporzioni in circolazione. Gli effetti che genera, l’impatto sull’economia, temo siano maggiori di quelli che si avrebbero con la scelta di chiudere per un periodo limitato. Chi ha un esercizio non può accettare questa visione, ma i dati sono chiari e ci sono già studi che calcolano i costi della pandemia, indipendenti dalle chiusure”.

“Temo che il lockdown saremo obbligati a farlo e lo capiremo quando inizieremo a vedere le stesse cose che abbiamo visto a Bergamo a marzo-aprile. Scene veramente impressionanti – come la processione di camion militari che trasportano bare – che tutti abbiamo nella mente”, aggiunge Bertolini. “Penso che arriveremo lì perché ogni giorno di ritardo ha un impatto incredibile. Io capisco che bisogna salvaguardare l’economia, la società, ma qual è il modo migliore per farlo? A questa domanda non abbiamo ancora dato una risposta credibile. Ma è giusto che le persone sappiano qual è la reale situazione e in che direzione stiamo andando”.

Articolo di Lara Tomasetta   per TPI.it

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