«Da una parte la curva» che segna l'andamento di Covid-19 in Italia «sale secondo le previsioni. Dall'altra probabilmente, ma devo verificarlo, forse oltre le previsioni. E questo è estremamente allarmante». Lo ha spiegato l'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, intervenendo ad Agorà su Rai 3. «Ed è lì da vedere anche la situazione degli ospedali», aggiunge lo specialista tracciando il quadro della situazione attuale sul fronte sanitario. «Abbiamo riconvertito tutto in reparto Covid». «Autorizzato dalla direzione sanitaria, dico semplicemente che a ieri sera» all'ospedale Sacco di Milano «avevamo 19 pazienti intubati, 47 persone in Cpap su 300 ricoverati, ed eravamo già arrivati ad aver riempito tutto quello che avevamo ulteriormente aperto. L'ospedale a oggi ha attivato oltre 300 letti per il ricovero Covid. Abbiamo già riconvertito di tutto e di più. L'ortopedia non è più un'ortopedia, ma è un reparto Covid per capirci». «Abbiamo già riconvertito tutto quello che si poteva riconvertire, a 30 letti al giorno, per arrivare all'attuale situazione e probabilmente non basterà», avverte il primario che si scaglia contro narrazioni giornalistiche a suo avviso non veritiere: «Qualcuno che si candida a premio Pulitzer trova vuoto il pronto soccorso di un ospedale e neanche domanda se per caso non era stato chiuso per eccesso di arrivi di malati. Ma succede questo nel Belpaese». «Mi riferisco - precisa Galli - al mio ospedale. La situazione è decisamente pesante. Anche per sostenere gli sforzi di tutti i collaboratori, dico che stiamo tenendo duro e anche parecchio. Ma più di tanto non puoi tirare la corda, perché rischia di spezzarsi». Eppure, ripete, «determinati giornalisti, pur di sottolineare in senso diminutivo le realtà per interessi che lascio chiaramente interpretare a chi vuole interpretarli, fanno anche della disinformazione rispetto alla realtà vera delle cose».
«Lockdown? Faremo come la Francia»
Come si configura concretamente lo «scenario 3 in rapido peggioramento», citato dal premier Giuseppe Conte? «Significa che c'è la speranza che i provvedimenti già adottati, anche loro assai discussi e combattuti sia da una parte politica sia da una parte dell'opinione pubblica, rischiano di non arrivare a fermare almeno in modo accettabile questo fenomeno» di impennata dei contagi da Covid-19 e crescita dei ricoveri.
«Vuol dire praticamente che già l'intero sistema sanitario è coinvolto al punto da fare molta fatica a rispondere a qualsiasi altra necessità dei cittadini dal punto di vista della salute. E questo è l'aspetto che io trovo uno dei più angoscianti e preoccupanti. E significa che probabilmente andiamo verso una soluzione vicina a quella della Francia. Ricordiamoci che li abbiamo esattamente avanti a noi, anche se di poco».
L'esperto cita la Francia che ha annunciato un lockdown nazionale da venerdì, con le scuole che resteranno però aperte. E puntualizza che per l'Italia si tratta di capire «quando arriveremo alla situazione francese, non se vi arriveremo». «A me - chiarisce - l'idea di un nuovo lockdown totale sconvolge abbastanza per tutto quello che va a significare. Io mi auguro veramente che si riesca a mettere in piedi quanto basta per riuscire a limitare i danni e riuscire a venirne fuori senza arrivare a questo. Però temo che si sia molto vicini soprattutto in determinate aree del Paese».
Artricolo di IlMessaggero.it