Dante li colloca nel punto più basso del VII cerchio dell’Inferno, tra i violenti, perché gli usurai sono violenti contro Dio. Il Poeta li considera, alla pari di Aristotele, nemici dell’operosità umana, in quanto si sono arricchiti grazie al denaro, non al lavoro. Per loro immagina una pena atroce. Seduti per l’eternità su sabbia arroventata provano a proteggersi con le mani gli occhi colpiti da una pioggia infuocata, proprio come fanno i cani punti da pulci, mosche e tafani. D’altro canto siamo nel Medioevo, le banche moderne non sono state ancora inventate ed i cristiani – nonostante le eccezioni di chi, fatta una legge, trova sempre l’inganno – seguono i dettami della Sacra Bibbia. Nell’Antico Testamento, precisamente nel Libro dell’Esodo, l’usura viene condannata con fermezza: “Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse”. Anche nei Vangeli, più velatamente, si affronta la questione: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla” (Luca, 6-35). Da allora il mondo è cambiato. La finanza specula, gli strozzini strozzano, le mafie si arricchiscono e i commercianti si ammazzano. Gli usurai sono anni che trovano terreno fertile per le loro nefandezze. La grande recessione, ovvero la depressione economica provocata dalla crisi dei subprime in Usa e che ha travolto l’economia europea a partire dal 2008, ha fatto crescere il mercato tanto da convincere cosche, più o meno potenti, ad aggredirlo come non mai.
Negli ultimi 15 anni la figura del singolo “cravattaro” è stata sostituita da gruppi criminali, spesso legati alle mafie nostrane, che utilizzano l’usura per varie ragioni: arricchirsi, acquisire attività commerciali, controllare il territorio ed i voti che esprime. Oggi combattere l’usura non significa solo difendere la dignità di piccoli imprenditori, commercianti e padri di famiglia in difficoltà. Significa combattere il narcotraffico, la prostituzione, il voto di scambio, il traffico di armi e molte altre attività criminali che vengono implementate anche grazie ai proventi dello strozzinaggio. La settimana scorsa ho incontrato Luigi Ciatti, presidente dell’Ambulatorio Antiusura Onlus, un’associazione che fornisce assistenza psicologica, legale e finanziaria alle vittime dell’usura ed a soggetti sovra-indebitati. L’Ambulatorio Antiusura, insieme ad altre associazioni, gestisce un fondo nato grazie alla legge 108 del 1996: il fondo di prevenzione dell’usura. Quest’ultimo è stato creato proprio per consentire l’accesso al credito a soggetti non bancabili, ovvero a tutte quelle persone che, trovandosi in condizioni finanziarie precarie, sono a forte rischio usura non potendo ottenere credito legale.
Ciatti mi ha spiegato che, dal 2014 ad oggi, le richieste di aiuto giunte all’Ambulatorio Antiusura sono cresciute del 20% ogni anno. Si moltiplicano i disperati e si moltiplicano i denari nelle tasche di delinquenti. Eppure di usura si parla poco.
Soprattutto adesso, in piena emergenza COVID-19, la stampa dovrebbe accendere riflettori continui su questa tragedia. Se oltre al macabro e sconfortante bollettino quotidiano su contagiati e decessi da virus venissero diramate informazioni dettagliate sul modus operandi degli usurai e sulle alternative ad oggi esistenti, i piccoli imprenditori, ovvero coloro che rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese, sarebbero più tutelati.
Gli strozzini moderni, in questi giorni, entrano nei bar, nei ristoranti e nei negozi ben vestiti. Si mostrano affabili, comprensivi, ben informati sulla condizione socio-economica del Paese. Sanno toccare le corde giuste e sanno che il dramma che vivono oggi commercianti e ristoratori, per loro, è oro.
A Roma il tasso di interesse che applicano è del 10%. Non all’anno, al mese! Esempio: un negoziante ha bisogno di 10.000 euro. Ne ha davvero bisogno, senza questi soldi non ha alcuna possibilità di pagare il materiale per provare a tirarsi su. È sovraesposto con le banche e non ha accesso al credito legale. Magari al bar, mentre prende il caffè, si lascia sfuggire un paio di frasi sulla sua condizione. Qualcuno lo ascolta e riferisce a chi di dovere.
Il negoziante riceve una visita. Gli vengono offerti 10.000 euro (in realtà 9.000 perché il 10% di interesse del primo mese si paga in anticipo). Accetta perché pensa di non avere altre strade e si ritrova nel tunnel. Quei 9.000 euro gli costeranno 1.000 euro al mese di interessi, interessi il cui pagamento regolare non estingue il debito iniziale. Quei 9.000 euro andranno ripagati, prima o poi, in un’unica tranche. Fino a che ciò non avverrà andranno pagati 1.000 euro al mese. Per sempre. Se il negoziante, per una qualunque ragione, non dovesse rispettare la scadenza mensile, il mese successivo dovrà allo strozzino non più 1.000, ma 1.100 euro di interessi. E così via. Fino a che lo strozzino non strozza definitivamente il negoziante prendendosi la sua auto, il suo negozio, i gioielli della moglie, un’intera vita. Questa è l’usura.
Ecco perché Dante immaginò un castigo così straziante. Il suicidio, spesso, è l’epilogo di questo dramma. Dal 2012, Annus horribilis per le imprese e le famiglie italiane, fino al luglio scorso, si sono tolte la vita, per ragioni economiche, 1.128 persone. Il 42% erano imprenditori, il 38% disoccupati. Tra questi il 33% aveva tra i 45 e i 54 anni. I dati ce li fornisce l’Osservatorio Suicidi per Motivazioni Economiche dell’Università degli studi Link Campus University.
Purtroppo l’Istat ha smesso di occuparsi di questo tema. Dovrebbe tornare a farlo. La strage silenziosa di questi uomini (sono soprattutto uomini) e donne disperate meriterebbe ben altra attenzione. Ripeto, soprattutto adesso che la pandemia ha reso ancor più vulnerabili, quindi a rischio usura, migliaia di persone.
Nel rapporto “Mafie nel Lazio” Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio Tecnico- Scientifico per la Sicurezza e la Legalità, spiega che l’usura delle mafie (tra l’altro le organizzazioni criminali continuano a crescere) sarà il cavallo di troia grazie al quale la criminalità entrerà tra le mura dell’economia legale.
Prima o poi finirà l’incubo pandemico. Prima o poi torneremo alla normalità. Ebbene quel momento potrebbe coincidere per molti nell’inizio di una nuova tragedia, l’entrata, interminabile, nel vortice dell’usura. Per questo occorre agire immediatamente. Come? Innanzitutto parlare del problema affinché le vittime dell’usura non si sentano appestati. Inoltre va incrementato il fondo di prevenzione dell’usura. Perché migliaia di imprenditori e padri di famiglia devono avere l’opportunità di accedere ad un credito legale. Poi va comunicata l’esistenza di questo fondo (in troppi non lo sanno) e di numeri verdi dedicati a coloro che si trovano in condizione di sovra-indebitamento. Confcommercio Roma e Ambulatorio Antiusura Onlus hanno attivato il numero 800 810 123 per le richieste di aiuto degli imprenditori.
..........................
dall'articolo di