Il Piemonte: "Campania gialla? Scandalo!". Ma la Regione di De Luca voleva misure più severe. E la Sicilia arancione? Musumeci: "Assurdo". Chi ha appreso di essere una regione “gialla” protesta perché voleva essere “rossa”. Chi rientra tra le aree “rosse” grida allo scandalo perché non è “gialla”. Chi governa una zona arancione parla apertamente di “assurdità”. Il caos che ha accompagnato fin dall’inizio l’ultimo Dpcm del Governo Conte - con cui l’Italia è stata divisa in tre aree a seconda della gravità della diffusione del virus - si è tinto alla fine delle tonalità delle restrizioni. Sono bastati pochi minuti dopo la fine della conferenza stampa del premier Conte per far esplodere il malcontento delle Regioni. Quasi nessun presidente di regione è soddisfatto del colore (e quindi delle annesse regole) che il ministero della Salute gli ha assegnato. E ognuno dissente per regole che ritiene troppo severe per sé o troppo blande per gli altri. La Lombardia, per dire, è stata classificata come rossa insieme a Calabria, Piemonte e Valle d’Aosta, quindi con le misure di contenimento più severe: tra le altre cose, sono vietati gli spostamenti verso altre regioni e pure all’interno del territorio salvo comprovati motivi di salute, lavoro o urgenza, scuola a distanza a partire dalla seconda media, chiusura totale di bar e ristoranti, tutti i negozi chiusi salvo i supermercati, alimentari, tabaccai, farmacie, parrucchieri ed estetisti. Il presidente Attilio Fontana non ci sta: “Le nostre richieste non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”. Per un presidente che si lamenta di regole troppo rigide ce n’è un altro che recrimina perché le sue sono troppo deboli. È il caso della Campania.
La Regione guidata da Vincenzo De Luca contava su restrizioni efficaci, visto che i contagi non accennano a diminuire. A nulla è servito l’avvertimento del premier Conte: “Le misure sono automatiche, non le negozieremo con i presidenti”. Palazzo Santa Lucia ha fatto sapere che le scuole in Campania resteranno chiuse, sebbene le prescrizioni per le aree gialle stabiliscano lezioni in presenza per le elementari e le medie. La posizione resta ferma sulla chiusura di ogni grado degli istituti che proseguiranno con didattica a distanza, ragione per cui dopo la pubblicazione del provvedimento del governo in gazzetta Ufficiale verrà emessa un’ordinanza regionale per confermare la chiusura.
Campania gialla e Piemonte, come detto, rosso. Anche di rabbia, a leggere il tweet al vetriolo dell’assessore regionale al Bilancio Andrea Tronzano: “La Campania in zona gialla è uno scandalo! Non sono avvezzo a usare parole così dure ma questa volta lo dico senza giri di parole e ben consapevole di non essere politicamente corretto e di aprire la guerra tra poveri. Questa decisione è uno scandalo degno dei peggiori regimi totalitari e, aggiungo, comunisti!”. Paradossi e accuse incrociate non finiscono qui. Perché anche la Calabria è rientrata tra le aree sottoposte al lockdown, sebbene la scelta sia dovuta non tanto a un numero allarmante dei contagi (è la Regione con il minor numero di positivi confermati ogni 100mila abitanti) rispetto all’andamento nazionale quanto alle carenze e ai limiti strutturali, di terapie intensive e di personale della sanità regionale. La rabbia calabrese è esplosa: “Ho appreso con costernazione, rabbia e sgomento la notizia”, ha detto il presidente facente funzioni della Giunta della Calabria, Nino Spirlì. “Penso alle decine di migliaia di imprese che saranno costrette a chiudere i battenti forzatamente e, a mio parere, senza un motivo valido; penso ai due milioni di calabresi che si vedono privati delle più elementari libertà personali; mi arrabbio, perché tutto questo poteva essere evitato, se solo il Governo avesse ascoltato i miei ripetuti appelli che, carte alla mano, ho fatto, nei giorni scorsi e fino alle ultime ore, per cercare di convincere chi, in realtà, si era già abbondantemente convinto a prescindere”.
Sarebbe lecito supporre che chi è invece ricaduto nelle aree arancioni sia parzialmente soddisfatto. Sarebbe sbagliato. Il presidente siciliano Nello Musumeci è inviperito: “La scelta del governo di metterci in area arancione appare assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro della Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica”.
Il dito ricade ancora una volta sulla Campania ma non solo: “Oggi la Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi; la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55 mila positivi, la Sicilia 18 mila. Vogliamo parlare del Lazio? Ricovera oggi 2.317 positivi a fronte dei 1.100 siciliani, con 217 in terapia intensiva a fronte dei nostri 148. Eppure, Campania e Lazio sono assegnate a ‘zona gialla’. “Perché questa spasmodica voglia di colpire anzitempo centinaia di migliaia di imprese siciliane? - ha attaccato il governatore - Le furbizie non pagano”.
Alla fine della giornata, l’unica regione a essere finita in zona rossa senza dolersene è la Valle d’Aosta. “La situazione è difficile e serve una presa di coscienza da parte di tutti. Più saremo attenti nell’applicare le prescrizioni, anche nella vita privata, prima la situazione sanitaria migliorerà e prima torneremo alla normalità. Dobbiamo essere tutti coesi nell’impegnarci al massimo oggi per essere liberi domani”, ha detto Erik Lavevaz, manifestando un solitario spirito collaborativo mentre intorno è già partito il valzer delle accuse incrociate tra Regioni gialle che volevano essere rosse e regioni rosse che volevano farsi gialle.