Dopo l'annuncio del governo sulle aree gialle, arancioni e rosse è scoppiata la rivolta dei governatori. Che hanno alcune ragioni e molti torti nella via che ha portato al lockdown. Vediamo quali. Giuseppe Conte ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi ha ufficializzato il lockdown delle Regioni a partire da domani 6 novembre e la divisione dell'Italia in zone o aree rosse, arancioni e gialle in base ai parametri sulla diffusione dell'epidemia di coronavirus. Ieri il bollettino della Protezione Civile riportava 30550 nuovi casi, circa 2mila più di ieri ma con 29mila tamponi in più e 352 morti. In base ai numeri è la Lombardia la regione con il maggior incremento dei casi: 7758 individuati nelle ultime 24 ore, circa mille in più rispetto a ieri. Balzo in avanti anche della Campania, con 4181 nuovi casi, quasi 1200 più di martedì. Seguono il Piemonte (+3577), il Veneto (2436), e il Lazio (2432). Secondo l'annuncio di Conte: * le regioni in zona rossa sono Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta; *le zone in area gialla sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, oltre alle province autonome di Trento e Bolzano (quest'ultima però è stata dichiarata zona rossa da domani con un'ordinanza), Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto; *le zone in area arancione sono invece Puglia e Sicilia. Tuttavia, non appena è arrivata l'ordinanza del ministero della Salute, è scoppiata la rivolta dei presidenti di Regione. Accusano in primo luogo il governo di "non averli neppure sentiti" pur avendo contezza dell'esatto contrario ma anche del fatto che la divisione in aree o zone è stata effettuata in base a indicatori e parametri numerici ovvero in base agli stessi dati che le Regioni hanno fornito al governo. Ma è anche vero che il testo del Dpcm prevede che l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza sia emanata "sentiti i presidenti delle Regioni interessate" e questo, sostiene oggi un retroscena del Fatto Quotidiano, non è accaduto. Ma "sentire" non vuol dire "negoziare", come ha ricordato proprio ieri Conte in conferenza stampa.
“Non ci hanno neppure sentito, eppure il Dpcm prevede che le ordinanze del ministero della Salute sulle chiusure vengano emanate dopo aver sentito i governatori”. Lo dicono in diversi, fuori taccuino, “perché se parlassimo tra virgolette chissà cosa potremmo dire...”. Ma il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, protesta in chiaro: “Speranza ci ha relegati in zona arancione senza alcuna preventiva intesa con la Regione o spiegazione scientifica”.
A uscire allo scoperto, dopo settimane di guerra sotterranea, è anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana: “Il governo sta decidendo in quale fascia inserire la Lombardia, ma purtroppo lo sta facendo con dati vecchi di oltre dieci giorni. Oggi i dati ci sono, ed è sulla base di questi che dovrà essere presa ogni decisione". Sulla stessa posizione il presidente della Liguria Giovanni Toti: "Se non fosse drammatica la situazione inizierebbe a diventare grottesca, ci aspettiamo un confronto tecnico con il governo sulla qualificazione tecnica del dato".
È però vero che le misure sono state decise in base a dati già superati: come è stato spiegato nei giorni scorsi e viene ribadito oggi da Repubblica, ieri per inserire le sei Regioni nelle zone rossa e arancione è stato usato il monitoraggio di venerdì scorso, basato sui dati dal 19 al 25 ottobre. Per questo, riporta oggi il Corriere della Sera, lo stesso Fontana usa toni forti: "Le richieste formulate dalla Regione non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita". D'altro canto, come ha scritto Today.it, per giorni le istituzioni hanno perso tempo sul lockdown e hanno rifiutato di decidere, con il risultato di aggravare la situazione. Ora che finalmente il governo si è preso l'onere (impopolare) cosa c'è da lamentarsi di preciso?
Quali regole sono in vigore nelle zone gialle, arancioni e rosse
In conseguenza del Dpcm 3 novembre, il cui testo è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, ci sono regole che valgono per le tre aree e regole differenziate in base alla zona rossa, arancione e verde. In tutte queste zone -. e quindi in tutta Italia - c'è il coprifuoco dalle 22 alle 5, salvo per spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Nella zona gialla sono "consentiti gli spostamenti anche fuori Regione, purché le Regioni accanto siano nella stessa zona rischio moderato. È in ogni caso fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche, per tutto l’arco della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi".
La capienza dei mezzi pubblici è dimezzata al 50% e musei, mostre, corner per giochi e bingo (in bar e tabaccherie) sono chiusi. Nella zona gialla e nella zona arancione "i centri commerciali (sono) chiusi nei giorni festivi e pre-festivi, ma rimarranno aperti negozi alimentari, farmacie, parafarmacie ed edicole collocati al loro interno" e c'è la "didattica a distanza al 100% per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e terza media"; oltre a questo:
- nella zona arancione è "vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dalle Regioni, salvo che per spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute";
- nelle zone arancioni e rosse "bar, ristoranti, locali, pub, gelaterie e pasticcerie" sono "chiusi sempre, ma potranno continuare a vendere cibo da asporto (fino alle 22) o consegnarlo a domicilio";
- sempre nelle zone arancioni e rosse i negozi sono "chiusi, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, sia nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali;
- anche i mercati sono "chiusi, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari";
Questi invece sono i provvedimenti che riguardano esclusivamente le cosiddette zone rosse:
- è "vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dalle Regioni e anche tra Comuni e Province della stessa Regione, salvo che per spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute";
- i centri commerciali sono "chiusi, ma rimarranno aperti negozi alimentari, farmacie, parafarmacie ed edicole collocati al loro interno";
- c'è la didattica a distanza al 100% per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e per le seconde e le terze medie.
Articolo di ToDay.it