Quali sono i dati che fanno diventare da domani la Lombardia zona rossa? «Gli indicatori che mostrano come in Lombardia il contagio cresca in fretta e in modo incontrollato, in base ai quali è stato deciso l' ingresso nella lista delle Regioni in zona rossa, sono prevalentemente tre: l' ormai noto indice Rt, l' aumento della percentuale di tamponi positivi e la scarsa tenuta del sistema di tracciamento dei contatti» spiega Vittorio Demicheli, epidemiologo e membro della Cabina di regia del ministero della Salute, appena terminata in videoconferenza la riunione decisiva. Qual è l' indice Rt? «L' Rt regionale considerato, ossia l' ultimo che noi abbiamo esaminato in Cabina di regia, è a 2,01. Così la Lombardia viene inquadrata nello scenario 4, quello in cui il valore è prevalentemente e significativamente maggiore di 1,5. Al di là dei tecnicismi, uno scenario di questo tipo, secondo le indicazioni dell' Istituto superiore di Sanità, "potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l' origine dei nuovi casi"». E la percentuale di tamponi positivi? «In Lombardia i nuovi infettati sono 461 abitanti su 100 mila, lo 0,4% della popolazione. Il dato dei positivi sulla base dei tamponi eseguiti è pari al 26,6%. In aumento costante». L' altro indicatore fa riferimento al contact tracing. Cosa esprime? «È la forte difficoltà nel tracciare in modo completo le catene di trasmissione con il conseguente aumento dei casi al di fuori di focolai definiti. Purtroppo il contact tracing è in ritardo, nonostante gli sforzi nel potenziamento degli operatori destinati a tracciare i contatti a rischio e l' adozione dell' auto-tracciatura».
I dati sulla Lombardia danno in forte sofferenza anche gli ospedali. Com' è la situazione?
«Ci sono 1.075 letti di Terapia intensiva, il tasso di occupazione è del 40%. La soglia di criticità è identificata al 30%. Il tasso di occupazione dei posti letto per i ricoveri ordinari è al 37%, al limite della soglia critica fissata al 40%».
L' andamento dell' epidemia sta, però, rallentando: nella settimana terminata con il 21 ottobre l' aumento dei casi rispetto alla precedente è stato +140% (da 7.458 a 17.960), al 28 ottobre la crescita è stata del +100% (35.922), a ieri +49% (53.665). Un andamento simile vale anche per ricoveri ordinari e in Terapie intensive.
«È un dato di fatto. Ma ciò non toglie che per la Lombardia, dati alla mano, il lockdown deciso ieri dal premier Giuseppe Conte e dal ministro Roberto Speranza sia necessario. Il problema semmai è che è in ritardo di due settimane».
Cosa intende dire?
«I dati dell' ultimo monitoraggio, almeno di quello che ho in mano io come membro della Cabina di regia, si riferiscono alla settimana tra il 19 e il 25 ottobre. Erano indicatori che davano segnali di allerta precoce. Oggi la situazione è peggiorata».
L' indice Rt, però, è migliorato, almeno secondo il monitoraggio dell' Ats di Milano: oggi è a 1,6, non più 2,01.
«Per la Lombardia lo scenario non cambia. Piuttosto, dal mio punto di vista, oggi ci sono già almeno altre 11 Regioni con gli ospedali in grave sofferenza».
L' assalto del virus su Milano nelle ultime 4 settimane: 7.458 nuovi casi, poi 17.960, 35.922, a ieri 53.665. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Forse si inizia a vedere qualche risultato delle misure restrittive scattate il 22 ottobre. Ma per rallentare davvero la curva dei contagi non sarebbero bastate».
Articolo di Simona Ravizza per il “Corriere della Sera” da DagoSpia.com