Dalle carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex numero uno di Aspi emerge come dopo la tragedia di Genova l'ex top manager avesse cercato di "ricostruire i buoni rapporti con lo Stato (che è il soggetto concedente e che ventilava ad Aspi la revoca della concessione)". In che modo? "Offrendo, condizionatamente cospicue somme di denaro" e quindi contribuire a salvare la storica banca ligure. Del progetto discute anche con il governatore, che invece fa i nomi dei due big del Carroccio e si propone come "ambasciatore" e fare "tutta la moral suasion". "Dopodiché io impegni per sto governo non me la sento di prenderne". Dopo il crollo del ponte Morandi l’allora amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, ha “cercato con ogni mezzo di ricostruire i buoni rapporti con lo Stato“. E quindi provare a salvare la ricca concessione statale per la società della famiglia Benetton. Il retroscena emerge dalle carte dell’inchiesta della procura di Genova che ha portato all’arresto dell’ex numero uno di Aspi. L’indagine riguarda le barriere fonoassorbenti installate sulla rete autostradale, ma nasce da una costola dell’inchiesta sul crollo del viadotto genovese. È dopo la strage del 14 agosto 2018 che il Movimento 5 stelle – all’epoca al governo insieme alla Lega – comincia a chiedere la revoca della concessione alla holding dei Benetton. Una richiesta che inizia a creare la prima crepa nei rapporti con l’alleato leghista. Ma andiamo con ordine. Toti: “Ci parlo io con Giorgetti e Salvini” – “Dall’ascolto di alcune conversazioni intercettate è emerso che all’indomani del disastro del ponte Morandi Castellucci ha cercato con ogni mezzo di ricostruire i buoni rapporti con lo Stato (che è il soggetto concedente e che ventilava ad Aspi la revoca della concessione) offrendo, condizionatamente cospicue somme di denaro“, scrive la gip Paola Faggioni nell’ordinanza da più di cento pagine che ha portato ai domiciliari l’ex top manager di Atlantia.
A cosa si riferisce il giudice con “cospicue somme di denaro”? “In questo contesto rilevano alcune conversazioni dalle quali emerge la disponibilità da parte di Castellucci a fornire un aiuto economico per il salvataggio della Banca Carige al fine di ricucire i buoni rapporti con il Governo”. In quei giorni, infatti, la storica cassa di risparmio di Genova e Imperia comincia ad attraversare un momento di seria difficoltà che culminerà con il commissariamento nel gennaio del 2019. È il 30 ottobre 2018, due mesi e mezzo dopo il crollo del ponte, quando Giovanni Toti telefona a Castellucci. La Guardia di Finanza li intercetta, ma la prima parte della telefonata riportata nelle carte dal giudice è omissata. “Senti Gianni ho parlato adesso a lungo con Modiano per la roba che ti ha proposto di Carige“, dice il governatore della Liguria, riferendosi a Pietro Modiano, nominato presidente della Banca un mese prima e oggi commissario dell’istituto di credito. “Come dire è ovvio che noi lo saluteremmo con grandissimo favore, non so quale effetto possa avere io con Giorgetti“, continua Toti, facendo il nome del numero due del Carroccio, all’epoca sottosegretario alla presidenza del consiglio. “Ovviamente – continua il presidente della Liguria – una volta che tu mi dici che c’è la disponibilità io ci parlo con Giorgetti e con Salvini eh, per dirgli che è una cosa ovviamente concordata, evindentemente survey (sondaggio, annota la giudice tra parentesi)”. Castellucci mette le mani avanti: “Io il problema è che per venderlo ai miei azionisti ho bisogno che sia all’interno di un quadro“. Toti intuisce al volo: “Eh lo so bene“. “Hai capito…eh, eh, eh“, risponde l’ex ad di Autostrade. “Eh però stai, stai dialogando con persone che di quel quadro non ne fanno parte…”, commenta Toti.
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dall'articolo di Giuseppe Pipitone per IlFattoQuotidiano.it