benetrton autostrade vergognaArresti nell'inchiesta Autostrade. Trova sponda nelle carte del gip l'accusa di incuria sul Ponte Morandi.  È il 25 giugno 2018. L’allora direttore centrale operativo di Autostrade Paolo Berti scrive su WhatsApp a Michele Mitelli Donferri, responsabile per le manutenzioni della società: si può iniettare area deumidificata nei cavi del ponte Morandi per togliere l’umidità. Donferri risponde che i cavi sono già corrosi. Meno di due mesi dopo, il 14 agosto, il ponte crolla. Lo scambio di messaggi è ricostruito nell’ordinanza con cui il gip di Genova ha disposto l’arresto dei due ex manager (insieme ad altri quattro indagati, tra cui l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci) nell’ambito di un’inchiesta sulle barriere antirumore. Se questa frase segnerà una svolta sulle colpe del crollo del viadotto sarà il processo che se ne occupa a dirlo. Di sicuro ha un effetto immediato: riapre e mette in discussione la trattativa tra il Governo e i Benetton sul nuovo corso di Autostrade. Ora i 5 stelle rilanciano sulle condizioni più punitive per i Benetton. Ma per capire perché e come la trattativa balla di nuovo bisogna focalizzarsi sulla questione che sottende alla vicenda di Autostrade ancora prima del crollo del Morandi (l’indagine sulle barriere si riferisce a fatti avvenuti già nel 2017). Il filo rosso che unisce le carte della procura di Genova con il futuro della società autostradale è la manutenzione delle autostrade. Un filo che passa anche dentro la questione del crollo del Morandi. In ordine. Barriere difettose e montate con materiali scadenti, quelle sul tratto ligure, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Con l’aggiunta della consapevolezza da parte degli ex benetton autostrade soldimanager di Autostrade che quelle barriere erano difettose e che potevano costituire un potenziale pericolo per la sicurezza stradale. Ma anche che quelle barriere potevano cedere nelle giornate con vento forte. E ancora che che l’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra dei pannelli non erano conformi alle certificazioni europee. In un passaggio dell’ordinanza, uno degli indagati dice che le barriere sono incollate con il Vinavil e altre si sono “sbragate”. Poi il crollo del viadotto Polcevera. Le ragioni e le responsabilità della tragedia sono da accertare, ma è evidente che se il ponte è venuto giù il tema della manutenzione deve essere preso quantomeno in considerazione.  La frase sui cavi già corrosi, che esce fuori oggi, rende evidente come la questione dell’incuria è ritornata centrale. Lo dice anche un altro passaggio dell’ordinanza, quello che riporta le parole di Gianni Mion, lo storico braccio destro dei Benetton e oggi presidente di Edizione, la holding di famiglia attraverso cui viene esercitato il controllo su Atlantia e a cascata su Autostrade. Nel corso di una telefonata del 2 febbraio 2020 - secondo quanto si legge nell’ordinanza - Mion dice che “il vero grande problema è che le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo e meno facevamo”. E sempre Mion spiega al suo interlocutore che “così distribuiamo più utili. E Gilberto (Benetton ndr) e tutta la famiglia erano contenti”. 

La traduzione di questo passaggio è cruciale: manutenzioni in calare, più risparmi, più utili per i Benetton. E questa è esattamente la questione su cui i 5 stelle hanno puntato fin dal 15 agosto 2018, all’indomani del crollo del Morandi, per tirare su la mano pesante della revoca della concessione. Salvo poi virare, insieme al Pd, su un accordo che sancisce comunque l’uscita dei Benetton da Autostrade. Quell’accordo è stato sancito nella notte tra il 14 e il 15 luglio, ma ancora non è stato tradotto in un atto vincolante. In mezzo sono cambiate molte cose, a iniziare dal fatto che Autostrade sarà venduta e quindi lo Stato, attraverso la Cassa depositi e prestiti, dovrà pagare anche i Benetton. E poi anche il controllo pubblico, festeggiato anzitempo e ora retrocesso a una nuova Autostrade dove la Cassa avrà comunque una fetta minoritaria rispetto alla somma delle quote dei fondi stranieri Blackstone e Macquarie. E qui torna in ballo la questione delle manutenzioni.

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dall'articolo di  Giuseppe Colombo per HuffingtonPost.it 

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