La ministra agli studenti sulla Stampa: "Una sconfitta chiudere". Il presidente del Css sul Foglio: "In classe sicurezza assicurata fino alla fine dell'anno". Si moltiplicano le voci di chi chiede al più presto un ritorno della scuola in presenza per tutti. A cominciare dalla ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina, che in una lettera alla Stampa si rivolge direttamente agli studenti: “Lasciarvi a casa è una sconfitta, cari ragazzi, riapriremo le scuole”. “Non dovete essere voi a pagare il prezzo più alto di questa emergenza. Le scuole sono un ambiente controllato, ci sono regole severe che vengono rispettate con attenzione anche grazie agli studenti. Le scuole devono stare aperte. Una loro chiusura prolungata rischia di impattare negativamente e a lungo termine sulla formazione, sulla capacità di apprendimento, sui livelli di istruzione. Sull’emotività dei ragazzi”. Perché, aggiunge Azzolina, “a scuola, e non è retorica, si costruisce il futuro, un futuro che cammina sulle vostre gambe”. Poi la ministra scrive che “chiusure e aperture degli Istituti scolastici non sono decise dal Ministero dell’Istruzione. Serve un lavoro di squadra, insieme ai responsabili degli Enti locali e a i Presidenti di Regione. Amministratori di cui comprendo le preoccupazioni. Li sto chiamando uno ad uno. Dobbiamo essere tutti d’accordo sul fatto che lasciarvi a casa sarebbe una sconfitta per tutta la comunità”. Chiudere la scuola non è il modo migliore per proteggerci dal contagio, secondo Franco Locatelli. “Se vogliamo dire la verità bisogna avere il coraggio di dire che non è vero”, afferma al Foglio il presidente del Consiglio superiore di sanità, che elogia la “visione lucida” e “l’impegno massimo” di Lucia Azzolina. “La nostra scuola è nelle condizioni di assicurare sicurezza degli studenti fino alla fine dell’anno scolastico. E lo scandisco. Fino alla fine dell’anno scolastico.
La scuola deve essere tutelata al massimo come si fa con le attività lavorative”. Secondo Locatelli “continuare con la didattica a distanza espone i ragazzi a una deprivazione sociale, culturale e affettiva”. Per questo “il sacrificio di chiudere le scuole deve essere fatto per periodi limitati e con l’obiettivo prioritario di riaprirle al più presto”.
Nel governo però ancora non è chiaro cosa succederà dopo il 4 dicembre. Dalla prossima settimana, se i dati di rallentamento generale della circolazione del virus saranno confermati, si comincerà a riflettere sul da farsi.
Per ora - scrive il Corriere della Sera - si lavora per cercare di ricucire gli strappi delle regioni che hanno deciso di chiudere tutte le scuole, anche elementari e medie: l’Abruzzo, dove la decisione per ora è stata evitata nonostante il parere del Cts regionale che spingeva a bloccare tutto, la Basilicata, la Calabria, la Campania. Ora anche la Valle d’Aosta ha avviato una campagna di screening prima di decidere se è il caso di tenere ancora aperte le scuole elementari e medie.
L’Istituto superiore di Sanità ha presentato venerdì scorso un monitoraggio specifico sulle scuole, paragonando i dati dei contagi a livello nazionale con quelli della fascia di età dai 3 ai 18 anni. Con alcune avvertenze, come quella che i dati delle due ultime settimane - forniti dalle Asl - non sono completi e dunque rischiano di ridurre la portata dello studio, i grafici dimostrano che da quando si sono chiuse le scuole superiori i contagi nella fascia d’età 14-18 sono diminuiti e - si legge nelle conclusioni - “dal 20 ottobre i dati suggeriscono che i casi tra i bambini e ragazzi non crescano allo stesso ritmo dei casi in età non scolare e che abbiano raggiunto un plateau”.
Articolo di HuffingtonPost.it