Imagoeconomica morra m5s aantimafiaPer l'esponente pentastellato, l'arresto di Tallini (Forza Italia), per presunti favori alla 'ndrangheta, dimostra che chi va in Calabria va in trincea. E non ci si può fidare di nessuno. “Quando si va in Calabria, si va in trincea perché non ti puoi fidare di nessuno, neanche del presidente del consiglio regionale”. A dirlo a La Notizia è il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, che conosce bene la situazione in cui versa la Regione. Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, il forzista Domenico Tallini è ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. La cosa la sorprende?  Purtroppo no. Ormai mi sono abituato a pensare, soprattutto dopo Quinta bolgia e altre inchieste, che la ‘ndrangheta sia particolarmente raffinata nell’individuare campi di attività economica in cui far business e che facciano soldi anche lì dove l’umanità della persona media si fermerebbe. Guardi c’è un’inchiesta della dda di Catanzaro da cui si è evinto, per un appalto di circa 100 milioni di euro, che la ‘ndrangheta riusciva anche ad inquinare il corretto funzionamento del sistema di elisoccorso e lei sa bene che chi ha bisogno di tale supporto è perché versa in gravissime condizioni. Eppure anche su questo riuscivano a rubare. Però mi preme sottolineare una cosa”.

 Prego.
“Non è stata colpita soltanto la cosca Grande Aracri ma anche professionisti e imprenditori che li hanno aiutati ad occultarsi dietro società e ditte attive non soltanto in Calabria. Ciò dimostra la capacità, soprattutto di questo clan, di espandersi come una holding criminale che non conosce confini. Mi viene da citare un’intercettazione dell’indagine Crimine infinito della dda di Milano in cui si diceva che il mondo si divide in ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà”.

Per la commissione antimafia che lei presiede, Tallini veniva indicato come ineleggibile. Come mai Forza Italia ha fatto di testa sua?
“Esiste un codice di autoregolamentazione che per quanto reso più pesante nel corso di questa legislatura è stato votato anche da Forza Italia. Non posso fare altro che ricordare che nel teatro greco gli attori erano detti hypocritès perché mettevano sul volto la maschera. Qui succede la stessa cosa perché votano un documento col favore della luce e poi col favore delle tenebre presentano gli impresentabili”.

In questo momento in cui la sanità calabrese è in crisi, le istituzioni della Regione chiedono la fine del commissariamento. È una buona idea?
“Si ricordino le intercettazioni tra Crea (Domenico, ndr), il mandante dell’omicidio Francesco Fortugno, e il suo autista, risalenti al 2007. Questo consigliere regionale, proprietario di una struttura sanitaria privata, cosa che in Calabria è piuttosto normale, sosteneva che per un politico che andasse in consiglio regionale l’obiettivo era ottenere l’assessorato alla Sanità dove girano più soldi, al secondo agricoltura e forestazione, al terzo attività produttive. La valutazione non è politica ma economico-criminale. A nostro avviso serve un commissario che non sia soltanto un professionista preparato ma che abbia anche la consapevolezza che quando si va in Calabria, si va in trincea perché non ti puoi fidare di nessuno, neanche del presidente del consiglio regionale”.

Quest’inchiesta cade in contemporanea con la proposta di Forza Italia di collaborare con la maggioranza. Crede ci siano i presupposti per una collaborazione?
“Per me, Forza Italia ha un difetto di origine nel dna che si chiama Marcello Dell’Utri e anche un sistema valoriale molto diverso dal nostro”.

Articolo/Intervista di Davide Manlio Ruffolo  per LaNotiziaGiornale.it

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