La vicenda giudiziaria che tocca l’ormai ex presidente del Consiglio regionale della Calabria e vicecoordinatore regionale di Forza Italia Domenico Tallini, consigliere comunale a Catanzaro per oltre 25 anni (prima tra le file del MSI passando poi per poli civici centristi, l’Udeur di Mastella e poi Pdl e Forza Italia), è narrata nelle 357 pagine dell’ordinanza di applicazione di misura coercitiva firmata dal giudice per le indagini preliminari Giulio De Gregorio su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Per il super magistrato (che, ospite di Lilli Gruber su La7 , si è autodefinito “un semplice pm di campagna”), nell’inchiesta denominata Farmabusiness, “grazie all’operato dell’onorevole Tallini, il gruppo criminale Grande Aracri ha potuto ottenere queste facilitazioni, contatti e incontri con funzionari della Regione per ottenere agevolazione”. Per questo motivo gli viene contestato il “concorso esterno” e viene considerato “la cerniera tra i clan e la Pubblica Amministrazione”. Non solo concorso esterno, l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Ma oltre al concorso esterno per associazione mafiosa, a Tallini viene contestato il reato di voto di scambio politico mafioso previsto dall’articolo 416 ter del Codice penale (punito con una pena da dieci a quindici anni di carcere). Tallini, secondo l’accusa, nella campagna elettorale 2014 accettò dagli esponenti della cosca riconducibile a Nicolino Grande Aracri (boss di Cutro al 41bis nel carcere Opera di Milano, condannato a due ergastoli) la promessa di procurare voti mediante modalità mafiose in cambio della promessa di compiere in ambito politico e amministrativo azioni a vantaggio degli interessi economici del sodalizio mafioso.
Le mosse di Tallini per non essere intercettato
Il Gip De Gregorio ritiene fondamentale evidenziare “il carattere particolarmente accorto e scaltro del Tallini nel prevenire i rischi di essere intercettato”. Di questo timore parlano al telefono Domenico Scozzafava, l’antennista considerato trait-d’union tra i mondi comunicanti di mafia, Pubblica Amministrazione ed economia, ed il suo riferimento politico, Michele Paolo Galli, marito dell’ex senatrice del Pdl ora leghista Anna Mancuso (questi ultimi entrambi non indagati).
La conversazione è datata 11 settembre 2013. Scozzafava dice: “Perché lui mi ha detto tramite telefono lui…forse sicuramente ha il telefono sotto… sai com’è…non parlare…mi ha detto lui…Mimmo”. Inoltre, Tallini, come documentato, non salirà mai nell’auto di Scozzafava, sottoposta a monitoraggio da parte della Procura.
In un episodio, datato 27 dicembre 2013, Tallini impone di utilizzare la sua auto (e non quella di Scozzafava) per andare a prendere il commercialista Paolo De Sole (oggi indagato per associazione mafiosa, in quanto considerato uomo a disposizione della cosca Grande Aracri) e poi andare insieme a Crotone.
Nell’intercettazione telefonica tra Scozzafava e Tallini, quest’ultimo dice: “Dove devi andarlo a prendere…a Lamezia? Andiamo con la macchina mia …”. E Scozzafava risponde: “E va bene dai…allora…aspetta che vado a lasciare la macchina Mi… la lascio qua al negozio o a casa mia..”; Tallini: “La puoi lasciare sai dove? Lasciala a via Muraglia…via Lombardo…dove c’è ETR”; Scozzafava: “Ah va bene…va bene dai…e andiamo da la direttamente”; e Tallini conclude: “Vengo da là io”.
Per il Gip quella di Tallini più che una proposta, è una affermazione. A suffragio di ciò il giudice scrive: “Si potrebbe pensare, ancora una volta, ad un caso, ma la ‘storia’ si ripete dieci mesi dopo”. Il riferimento è all’incontro del 28 ottobre 2014, in cui, davanti al Benny Hotel di Catanzaro, nell’auto in sosta di Pancrazio Opipari (indagato anche lui per associazione mafiosa e ritenuto dalla Procura “personaggio di indubbio spessore criminale”) salgono Domenico Scozzafava e Paolo De Sole, ma non Tallini, che rimane all’esterno.
Per il Gip “è ragionevole concludere che Tallini si fosse volontariamente sottratto a rischi di intercettazione ed a frequentazioni imbarazzanti, pienamente consapevole come era della reale composizione del gruppo imprenditoriale che si stava profilando”.
Le ambizioni politiche ed elettorali: “Quello che gli dico io deve fare Mimmo”
In un’altra conversazione tra Paolo Galli e Domenico Scozzafava del 13 novembre del 2013 il marito dell’ex senatrice Mancuso dice: “Il presidente Berlusconi è incasinato, ha 100 cose… cioè per cui non siamo ancora riusciti ad organizzargli un incontro con Mimmo… però cioè ci siamo ancora… è in pole position… appena si sblocca tutto… No? Appena riesce ad incontrare tutti… uno dei primi sarà Mimmo”. E aggiunge: “Stiamo lavorando perché lui possa scindere Forza Italia da Pdl… lui possa essere il coordinatore regionale di Forza Italia… No?”.
In ogni caso, senza l’aiuto di Galli (che dalle carte dell’inchiesta esce presto di scena insieme alla moglie), Tallini divenne nell’ottobre 2015 coordinatore di Forza Italia per la provincia di Catanzaro e nel maggio del 2018 vicecoordinatore regionale, ma la “scalata” politica che lo ha portato ad essere assessore regionale al Personale nella giunta di Peppe Scopelliti fino al 2014, segretario questore del Consiglio regionale durante il governo di centrosinistra (in cui per oltre un anno ha fatto da stampella alla Giunta Oliverio) e poi a ricoprire la seconda massima carica regionale, quella di presidente del Consiglio regionale, è passata dai suoi exploit elettorali.
In una conversazione telefonica datata 19 gennaio 2014 Scozzafava dice a Tallini: “Infatti volevo vederti per quella cosa là… che abbiamo chiuso là a Sellia”. E Tallini risponde: “E con chi l’avete fatta la lista?”; Scozzafava: “Praticamente abbiamo chiuso con lui… con… con Francesco Mauro”… ”naturalmente mi ha detto che quando ti cerchiamo qualcosa… e non ti preoccupare che poi con Mimmo glielo dico io”…” io penso che…non esagero…ma un 180/150… pure a 200 arriviamo…di voti”.
Alle elezioni regionali calabresi del 23 novembre 2014, la previsione di Scozzafava si avverò: Tallini a Sellia Marina ottenne 141 preferenze personali, si desume tramite l’intercessione tra Scozzafava con il sindaco (rieletto l’anno scorso) Francesco Mauro (non indagato), ritenuto fedelissimo dell’ex governatore Mario Oliverio (già coordinatore delle liste Orgoglio Calabria e Comuni protagonisti a sostegno della ricandidatura alle Regionali del gennaio 2020 del governatore uscente del Pd).
Il tutto, però, ha un prezzo. In una conversazione telefonica del 10 dicembre 2013 Scozzafava dice ad una sua amica: “No, non hai capito che quello che gli dico io deve fare Mimmo”.
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