Massimo Antonelli, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico, oggi racconta in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera la sua quotidiana battaglia contro Covid-19 mentre i pazienti nel suo ospedale diminuiscono, lentamente. Sono circa 60 in meno rispetto alla scorsa settimana: "È un segnale. Non significa aver scavalcato la montagna. Però adesso riusciamo a offrire un’assistenza migliore". Secondo Antonelli il dibattito su Capodanno è surreale: "Per me, per tutti i colleghi, è intollerabile, pur condividendo le ansie degli operatori che vedono sfumare altre opportunità economiche. In Italia le vittime del Covid sono state circa 52 mila. Ogni giorno qui ne vediamo andar via almeno 70. E c’è chi non vuole rinunciare, per una sola volta nelle vita, a occasioni superflue". L'esperienza, racconta Antonelli, "è frustrante perché alla fatica psicologica si aggiunge quella fisica. Lavorare con addosso quella bardatura, il sudore, le ferite sul volto lasciate dalla maschera, le mani incapsulate in due paia di guanti. La frustrazione più grande però è un’altra: non poter essere visto da chi ci guarda dal letto, ed è solo. Dover comunicare soltanto con gli occhi. È toccante infine dover parlare al telefono con i familiari, ogni tanto in videochiamata. Si aggrappano alle nostre poche parole". Poi il medico parla anche dei negazionisti: "Ne abbiamo curati tanti al Gemelli. Una volta fuori, si sono scusati. Professore, le prometto che farò di tutto per aiutarvi". È d’accordo quindi con le restrizioni. "E come non potrei? I numeri parlano. Oltre alla mortalità, l’incidenza dei nuovi casi resta alta, siamo oltre 320 su 100 mila abitanti. Alcune regioni superano i 700-800 casi al giorno. È vero la curva rallenta, l’Rt è sceso sotto l’unità. Però...". Però? "Allentare significa andare incontro a una terza ondata. Non è un rischio. È una certezza".
Articolo di ToDay.it