Passato il momento “emotivo” delle dimissioni del capo politico del Movimento Luigi Di Maio si ritorna alla concretezza e alla pragmatica che sono alla base della politica. Si cominciano a delineare quali potrebbero essere le regole degli Stati Generali in programma a Torino dal 13 al 15 marzo. Il tempo è poco e Vito Crimi si è già messo all’opera insieme a Danilo Toninelli. Già ha avviato consultazioni con i capigruppo di Camera e Senato e con i facilitatori nazionali da poco eletti su Rousseau. Martedì il reggente parteciperà ad una riunione congiunta dei gruppi parlamentari ed allora si entrerà nel vivo sia sulle tematiche del “congresso” che sulle regole da darsi. Ad esempio, su statuto e procedure interne si voterà agli Stati Generali oppure come al solito su Rousseau?
Di Maio non vuole che l’incontro di marzo si trasformi in una vera assemblea elettiva e deliberativa ma più in un momento di confronto e verifica per portare all’elezione del nuovo “capo politico”. Crimi ha rivendicato intanto la pienezza dei propri poteri ed ha cominciato ad esercitarli proprio in vista della convention sabauda. Dopo il discorso sul “come” c’è poi quello sul “chi” e naturalmente questo è il punto importante per capire gli sviluppi futuri del Movimento ma anche e soprattutto del governo. Il M5S ha al suo interno due “anime”: una più di “sinistra” legata a Beppe Grillo, Roberto Fico, Roberta Lombardi ed una più di “destra” legata a Davide Casaleggio e a Rousseau e, naturalmente, ha anche un “centro” che in questi anni è stato interpretato per necessità da Luigi Di Maio. E non è un caso infatti che siano stati espressi in questa legislatura due governi: il giallo-verde di centro-destra e il giallo-rosso di centro-sinistra. Ecco perché il congresso di metà marzo sarà una occasione importante per capire i nuovi equilibri che stanno delineandosi.
Articolo di Saint-Just per SilenzieFalsita.it