Entro due mesi Palazzo Chigi deve decidere in quale data convocare le urne, decisione che deve essere presa in un periodo compreso tra il 50esimo e il 70esimo giorno successivo allo svolgimento del Consiglio dei ministri. Il taglio dei parlamentari sarà deciso alle urne. È quanto stabilito dall’Ufficio centrale per il referendum della Corte di cassazione, con ordinanza depositata oggi. Nel testo dei giudici si legge: “La richiesta di referendum sul testo di legge costituzionale recante ‘modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’, sorretta dalla firma di 71 Senatori, è conforme all’art. 138 Cost. ed ha accertato la legittimità del quesito referendario dalla stessa proposto”.
L’ultima parola sulla diminuzione dei numeri di deputati e senatori spetterà quindi agli italiani ed è la diretta conseguenza di quanto accaduto lo scorso 18 dicembre, quando tre senatori (Nannicini del Pd, Cangini e Pagano di Forza Italia) hanno presentato le 64 firme necessarie per chiedere il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, riforma targata 5 Stelle e già approvata a ottobre 2019 dalla Camera all’unanimità. Sessanta giorni dopo, però, la politica ha provato a ribaltare il tavolo, per cercare di evitare la sforbiciata a Montecitorio e Palazzo Madama. “L’ultima parola spetterà ai cittadini” dissero a dicembre scorso i tre promotori. E così sarà. Già partita, nel frattempo, la campagna referendaria di entrambi i fronti.
A fine 2019, del resto, i promotori si erano detti sicuri di mettere in campo un’informazione in grado di smontare i motivi “demagogici” della riforma voluta da M5s. “Il referendum è un bene in sé, al di là del suo esito, proprio perché permette un dibattito pubblico che non c’è stato” disse in quella occasione Nannicini. Altrettanto sicuro di vincere si era detto l’allora capo politico del M5s Luigi Di Maio: “Non vedo l’ora di confrontarmi nella campagna per il referendum. Voglio vedere chi ci sarà dall’altra parte”. Per quanto riguarda la data del referendum, la convocazione spetta al Presidente della Repubblica con un suo decreto “su deliberazione del Consiglio dei ministri” che verrà appositamente convocato entro 60 giorni a partire da oggi, giorno in cui è stata depositata l’ordinanza della Cassazione che ha dato il via libera all’iniziativa sottoscritta da un fronte vario di 71 senatori contrari alla riduzione di 345 ‘poltrone’ parlamentari, compreso un ‘grillino‘. Entro due mesi, dunque, Palazzo Chigi deve decidere in quale data convocare le urne, decisione che deve essere presa in un periodo compreso tra il 50esimo e il 70esimo giorno successivo allo svolgimento del Consiglio dei ministri. Quindi si dovrebbe votare tra gli ultimi giorni di marzo e la prima domenica di giugno.