Ostia agli ostiensi. Ecco l’ultima frontiera del leghismo esportato al di là del Po: l’autonomia del litorale romano. Tra i palazzi malmessi del litorale e balconi scrostati, Matteo Salvini lancia la secessione del litorale romano. “Ci sono 280mila abitanti qui- dice durante una visita ad alcuni condomini- e in Campidoglio c’è gente che non sa manco dov’è Ostia“, che oggi un municipio della capitale. Una distanza colmabile solo con l’addio al comune di Roma. “Io sono autonomista sempre comunque“, risponde a chi gli domanda se non sia ora che Ostia diventi un comune autonomo. Salvini era stato qui tre mesi fa, all’inizio di novembre. Una lunga mattinata nelle vie più popolari.
“Dall’ultima volta non è cambiato nulla- lamenta- cornicioni che cadono, voragini nei marciapiedi, da due mesi centinaia di famiglie senza riscaldamento, siamo alla follia”. Qualcuno però mugugna. “Non è che veniamo a fare due passi- spiega- ascoltiamo, costruiamo e ci prepariamo. Ogni volta veniamo, raccogliamo segnalazioni e scriviamo a tutti: comune, assessori, regione, municipi. Dall’ultima volta hanno fatto le strisce pedonali e ridato la mensa ai bimbi. Devo venire una volta al mese…“.
Si avvicinano gli abitanti e i commercianti della zona. “Siamo abbandonati”, giurano. Lo chiamano “senatore”, “Matteo”, gli chiedono i selfie. C’è meno folla di tre mesi fa, meno isterismo. Tra una palazzina e l’altra di via Vasco de Gama, lui lancia la sfida: “Continuo a ritenere che un comune come Ostia sia troppo lontano dalla sensibilità del Campidoglio e abbia dignità per essere un comune autogestito e autoamministrato. C’è gente che in Campidoglio non sa manco dove sta Ostia, la vedono poco e male Sono 280mila abitanti, stiamo parlando di una delle prime città del Lazio”.
È ora dell’autonomia. Ostia agli ostiensi.
Articolo di Dire.it per Agenzia