taverna di battista Corriere Web SezioniLa vicepresidente del Senato, irriducibile dei pentastellati, è data tra i favoriti alla successione di Di Maio: «Ho una relazione sentimentale col Movimento».  E’ irriducibile. Nel Movimento Cinque Stelle che perde consensi, capi politici e truppe dissidenti, Paola Taverna incarna l’ortodossia grillina. Il toto-leadership pentastellato la vede tra i favoriti per la successione a Luigi Di Maio. Commenta: «Sono discorsi precoci. Il Movimento ha bisogno di tutti noi al massimo delle nostre possibilità. Conclusi gli Stati Generali di marzo, ci faremo altre domande». Aggiunge: «La militanza per il M5S è come una relazione sentimentale. C’è la fase dell’innamoramento e poi quella dell’amore. Io amo il Movimento e quando si ama lo si fa anche se ci sono problemi». 

 

C’è chi dà il M5S per finito.
«I nostri risultati sono sotto gli occhi di tutti: la legge Spazzacorrotti, il Reddito di cittadinanza, lo stop alla prescrizione, il decreto dignità con cui abbiamo svuotato il Jobs Act...».

Gianluigi Paragone sostiene che il M5S stia perdendo la sua natura.
«Nell’attività parlamentare di Gianluigi non ho riscontrato un grande apporto costruttivo».

Alessandro Di Battista lo ha difeso.
«Io no».

Tra ala contiana, che vede il movimento naturalmente alleato del Pd, e ala indipendentista, lei come si colloca?
«L’unico aggettivo di cui mi fregio è rivoluzionaria. Dobbiamo riportare la politica al servizio dei cittadini».

Da quasi due anni lei è vice-presidente del Senato. Vive ancora nella borgata Torre Maura.
«In cinquanta metri quadri. Con mio figlio Davide e con mia madre Graziella. Vedo le montagne. Non mi trasferirei mai negli ambienti ovattati del Centro: lì è facile perdere la percezione di come campa la maggioranza degli italiani. Sotto casa ho venti secchioni della spazzatura, il mio termometro sull’amministrazione Raggi».

Lei ha cinquant’anni tondi. Pensi a un’immagine per ogni decennio vissuto. Da zero a dieci?
«Le vacanze campestri nel paesino di Calmazzo, nelle Marche, con la nonna e i cugini».

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dall'articolo di Vittorio Zincone  per Corriere.it/sette 

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