«Oggi ho depositato presso gli uffici della Camera il testo definitivo della mia proposta di legge sull’abolizione del canone Rai». Lo annuncia in una nota diffusa dall’agenzia stampa Adnkronos la deputata pentastellata Laura Paxia, membro della Commissione Vigilianza Rai ed autrice della proposta che avevamo anticipato in addio al canone Rai: ecco la nuova legge. La Paxia coglie l’occasione dell’annuncio per difendersi da alcuni attacchi che la avevano raggiunta: «Ci tengo a smentire le polemiche che si sono sollevate in merito a questa mia proposta, molte infondate, altre che sembravano quasi mirate alla diffusione di notizie pretestuose e false. Qualcuno addirittura ha espresso le proprie perplessità alla norma, senza nemmeno visionare il testo in questione sostenendo che il servizio pubblico, qualora venisse eliminato il canone, non sarebbe tutelato come di dovere». «Ci tengo a smentire tutto ciò – prosegue Paxia – ribadendo l’impegno costante per la tutela del servizio pubblico della Rai che, attraverso le nomine d’ispirazione pubblica oltre che la supervisione dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, continuerebbe a godere a 360 gradi dei propri diritti e delle proprie tutele. La mia proposta punta a modificare i limiti di affollamento pubblicitari della Rai equiparandoli a quelli delle televisioni private.
Ritengo giusto che la Rai si adegui e inizi ad essere competitiva e l’intenzione, lo voglio ribadire, non è quella di voler privatizzare l’azienda, ma di voler spingere la televisione pubblica a puntare sulla qualità del servizio non potendo più finanziare i maxi stipendi con i soldi dei cittadini». Su questo punto, la deputata spiega che «La mia proposta di legge modificherebbe anche il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo andando a sostituire il canone con un gettito, che possa consentire alla Rai di avere un bilancio e di lavorare bene, derivante fino al 40% dall’imposta sui servizi digitali, fino al 20% da una tassa sui ricavi delle emittenti radiofoniche e televisive diverse dalla Rai e fino ad un 10% da una tassa sui ricavi delle emittenti a pagamento, anche analogiche. Annualmente spetterebbe al ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il ministero delle Economie e Finanze, stabilire l’ammontare dei fondi pubblici, dell’imposta sui servizi digitali, della tassa sui ricavi delle varie emittenti in misura tale da consentire alla Rai di coprire i costi, più o meno come accade anche in Spagna e in altri contesti internazionali», conclude Paxia.
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dall'articolo di LaLeggePerTutti.it del 13 Novembre 2019