Anche oggi Renzi vota con l'opposizione sulla prescrizione. Anche oggi va sotto. Ma già prepara la terza trappola per domani: in Cdm o su un altro emendamento. Vertice di maggioranza d'urgenza a via Arenula. Teresa Bellanova ed Elena Bonetti domani, all’ora di cena, potrebbero dar vita a uno strappo doloroso. È convocato per le 20 il Consiglio dei ministri nel quale il governo vuole dare il via libera al disegno di legge sulla prescrizione. “Noi siamo sempre stati contrari, e lo rimaniamo – spiegano da Italia viva, il partito delle due ministre – Se il contenuto è quello prospettato non vediamo cosa cambia”. Traduciamo: se Giuseppe Conte, d’intesa con Alfonso Bonafede e con tre dei quattro partiti di maggioranza (M5s, Pd, Leu), proporrà il disco verde alla sua mediazione che prevede – in breve – il blocco dei termini della prescrizione solo per chi viene condannato, la delegazione di Matteo Renzi al governo dirà di no. Se chiedendo di mettere agli atti la propria contrarietà, votando contro o clamorosamente uscendo dalla sala del Consiglio, è ancora presto per dirlo.
Perché una decisione ancora non c’è. “Bisogna aspettare domani…”, dicono sibillini gli uomini dell’ex rottamatore. E che succede domani? Succede che in commissione Giustizia al Senato, salvo lungaggini nei lavori si votano gli emendamenti sul disegno di legge sulle intercettazioni. Forza Italia ha presentato una serie di emendamenti che, nella sostanza, reintrodurrebbero il lodo Costa, ovvero lo stesso articolato in discussione alla Camera per riportare la normativa all’epoca pre-Bonafede. La situazione è delicata. La maggioranza può avvalersi di tredici voti, contro gli undici dell’opposizione. Ma Giuseppe Cucca, unico componente di Italia viva, coerentemente a quanto fatto finora dal suo partito, dovrebbe votare a favore.
Ecco quindi che si determinerebbe una situazione di parità assoluta. Che a Palazzo Madama comunque equivarrebbe a una bocciatura. “Ma non avere di fatto una maggioranza nella Camera alta non può non avere contraccolpi sul testo che presenteranno in Consiglio dei ministri”, è la previsione/auspicio dei renziani, fiduciosi in qualche provvidenziale raffreddore dell’ultimo minuto per far saltare il tavolo. Anche per questo nel tardo pomeriggio la maggioranza ha convocato in tutta fretta un vertice a via Arenula, presenti relatore, capigruppo in Commissione e sottosegretari. L’obiettivo è quello di disinnescare la trappola, con un serrate le fila ma anche con un tentativo di dilazionare i voti per arrivare al redde rationem venerdì, quando il lodo Conte sarà già transitato in Cdm.
Dal Pd si sottolinea che se ieri la proposta di Riccardo Magi di procrastinare l’entrata in vigore della nuova prescrizione era stata bocciata con due voti di scarto, oggi alla Camera il lodo Annibali è stato respinto per 49 a 40: “Le opposizioni perdono pezzi”. Una velina renziana ha risposto a tono: “Votando contro il Lodo Annibali il Pd diventa grillino e tradisce la stagione riformista e il garantismo”. Fallito il secondo sgambetto, gli uomini di Renzi preparano il terzo. La stessa deputata di Italia viva, dopo la bocciatura, ha messo in chiaro per l’ennesima volta quel che succederà se i partner di governo andranno avanti per la propria strada: “Continuiamo a dire che se dentro la bozza della riforma del processo penale c’è il lodo Conte bis per noi è impossibile sostenerlo, è invotabile”. Taglia corto Bonafede: “Non esiste nessun’altra mediazione, il lodo Conte va in Cdm così come è”. Posizioni inconciliabili. Per questo dal cilindro Conte ha sfornato un disegno di legge e non un decreto. Per la sua formula morbida. Per l’andamento più lento. Per prendere ancora ulteriore tempo.
Articolo di