A Napoli c’è un vicolo dove da decenni i rifiuti sversati illecitamente finiscono per ostruire il passaggio ai pedoni. Residenti costretti a vivere tra topi e rifiuti. Lo sversamento illegale di rifiuti è continuo. Sgombrare il vicolo dalla spazzatura che lo invade significa solo fare spazio ad altri ingombranti e residui di lavorazione che richiedono uno smaltimento speciale. I cumuli spesso finiscono per ostruire il passaggio ai pedoni e per imprigionare i residenti, sopraffatti dal degrado e da una condizione igienico-sanitaria in cui potrebbero sopravvivere solo dei topi, che in quella stradina sono tanti e grossi. Succede da decenni. E questa è la situazione che continua a presentarsi in vico Piscicelli, nel rione Forcella. Nel centro storico di Napoli patrimonio dell’umanità secondo l'Unesco, in realtà quel vicolo sembra essere solo patrimonio degli incivili, che ad ogni ora del giorno arrivano con uno scooter, un carretto o anche a piedi per rovesciare rifiuti. Solo una decina di giorni fa vico Piscicelli è stato liberato dall’immondizia che aveva finito per otturarlo, ma, ad oggi, la situazione à ritornata critica.
Un motorino resta lì abbandonato da tempo. È diventato rifugio dei ratti che hanno trovato tana in quel vicoletto. Carmela vive nel palazzo che forma quella stradina che non attraversa mai. È costretta a tapparsi in casa per il tanfo che sprigiona quel pattume, che talvolta resta lì fermo per giorni, settimane. “Qui vivono anche anziani, invalidi – afferma – Io ho 54 anni, ho sempre vissuto qui e la situazione è sempre la stessa”. Il problema, secondo Carmela, si è acuito in vico Piscicelli da quando è stata attivata la raccolta differenziata nel quartiere: ogni condominio è stato dotato di bidoni che sono stati serrati per impedire a chiunque di gettarci immondizia, e gli incivili, quindi, finiscono per riversare tutto nel vico Piscicelli, a ridosso dei contenitori della raccolta indifferenziata. Ad abbandonare rifiuti, anche speciali, ci vanno persone del posto e alcuni dei rom e degli immigrati che si sono stabiliti nel quartiere. “Abbiamo ricevuto anche minacce da qualche immigrato, quando gli abbiamo chiesto di non gettare più nulla”, svela Carmela. “Questo è diventato il centro di raccolta di tutti i palazzi”, sbotta. “Non vengono mai a spazzare, stiamo pieni di topi – e aggiunge – abbiamo raccolto firme, abbiamo fatto denunce, siamo andati dagli assistenti sociali. Sono trenta anni che combatto”. Mentre parla davanti all’ingresso del palazzo dove vive, una pantegana grande quanto un coniglio a pochi passi cerca qualcosa da mangiare tra i rifiuti.
Dopo l’ultimo intervento di rimozione dei cumuli, sono state abbandonate pedane, un materasso, plastica, cartoni. Qualcuno ha lasciato in bella vista un pezzo di carne macellata. Un sacchetto pieno di rifiuti indifferenziati penzola dall’alto, è rimasto agganciato a un faro, probabilmente nel volo da qualche finestra. Per Gennaro, “manca anche una tempestività” nella raccolta di quei rifiuti speciali che vengono abbandonati: “Si forma il cumulo e arriviamo a stare per 20-25 giorni con questi rifiuti”. La presenza costante dei rifiuti espone i residenti anche a roghi tossici. “Ad agosto tre volte ci siamo incendiati e abbiamo noi dovuto spegnere dal balcone il fuoco, con secchi e pompe. Poi sono arrivati i vigili del fuoco, che hanno finito di spegnere”, ha raccontato Carmela. Mancano i controlli, sostengono i residenti.
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dall'articolo di Agata Marianna Giannino per IlGiornale.it