«Siamo in attesa del folle», risponde secco al cronista un Dem molto ascoltato ai piani alti del Pd. Tutti sono in allerta per quello che domani sera il leader di Italia Viva dirà a ‘Porta a Porta’, salotto degli annunci, dopo il suo rientro dalle montagne innevate del Pakistan. «Si agiterà sulla poltrona, farà le bizze e urlerà al complotto contro di lui da parte del cattivone Conte… ma alla fine resterà nel vago, non ci saranno ultimatum, solo qualche penultimatum, per adesso», spiega chi lo conosce. Insomma, per un po’ si andrà avanti… «Certamente Renzi, che vive di agguati, ha già deciso di uscire dalla maggioranza, ma non può farlo ora. Deve aspettare il referendum a fine marzo; solo dopo sarà sicuro che, per motivi tecnici e di calendario, non si potrà più andare al voto anticipato. A quel punto romperà, chiederà di verificare i numeri al Senato della maggioranza e di cambiare Conte con un esponente Dem, magari Franceschini», si ragiona in altra area del Pd. «Il rischio è che da noi trovi qualche orecchio pronto a farsi tentare», si sottolinea.
La partita è ancora aperta, ma nel Pd «del folle» non vogliono parlare, ‘scaricando’ il problema al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Che, come accaduto a suo tempo con Matteo Salvini, allora suo vice, ne ha fatto una questione personale, da risolvere in ogni modo, anche forzando.
Nel M5S, nelle diverse anime, si segue l’evolversi dello scontro con preoccupazione. Il non detto è, che a forza di tirare, la corda si spezzi e tutti si ritrovino a terra, per la gioia di Salvini. Al momento è unanime la convinzione in Parlamento: non ci saranno elezioni anticipate a giugno… se si supererà la data del referendum. Fino a lì si continuerà a ballare e a rischiare che qualcuno, per far subito fuori (politicamente) qualcun altro, non le renda possibili. A quel punto sarà un solo grido: si salvi chi può.
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