Qualche giorno fa Matteo Salvini era molto arrabbiato perché il Governo Conte si stava prendendo «il merito della proroga della Continuità aerea che però è stata ottenuta dal presidente Solinas trattando direttamente con Bruxelles». Improvvisamente la Sardegna è riapparsa sui radar della Lega nazionale, ad un anno esatto dalla promessa di Salvini di far arrivare il prezzo del latte di pecora ad un euro al litro “entro 48 ore”. Di ore ne sono passate davvero tante, ma dopo la vittoria di Solinas Salvini si era un po’ dimenticato dell’isola nella quale aveva ottenuto la sua vittoria più importante. Come la Sardegna è scomparsa dai radar della Lega. Come abbiamo scritto ieri la Sardegna ha rappresentato uno snodo cruciale della strategia della Lega: è stata la prima regione “del Sud” ad essere governata della Lega. Una vittoria ottenuta grazie ad una campagna elettorale che poi sarebbe diventata un classico con Salvini che ha battuto palmo a palmo il territorio (il tutto mentre era ministro dell’Interno) mentre il candidato Presidente rimaneva più in disparte. Una cosa che, giusto per fare i paragoni, difficilmente Salvini potrà fare in Veneto da qui a fine maggio, dove Luca Zaia di sicuro non si limiterà a fare la comparsa per la campagna elettorale del capo. Lo stesso schema è stato riproposto con in Umbria (con successo) e in Emilia-Romagna (senza molta fortuna). Curiosamente i tre candidati erano tutti già eletti al Senato con la Lega.
Il problema della Sardegna è stato che una volta spentisi i riflettori della campagna elettorale, una volta finito l’ultimo giro di promesse, le cose si sono bloccate. O quasi. Perché di Sardegna si è parlato ad esempio quando il deputato Claudio Borghi ha scoperto il “furto” di mare da parte dell’Algeria (ma si sapeva già quando al governo del Paese c’era la Lega). E il resto? La Sardegna è in esercizio provvisorio da ormai due mesi e stando a quanto scrive la consigliera regionale Desirè Manca, del M5S, «la legge di bilancio ancora latita». Significa che nel frattempo gli investimenti per i sardi sono bloccati. Così come non è consultabile (e non è la prima volta che accade) la legge di riforma sanitaria approvata dalla giunta Solinas il 23 dicembre del 2019. Quello che non è bloccato invece è la proroga per sei mesi per i Direttori Generali della Regione. E non è stata bloccata nemmeno la proposta di moltiplicazione delle poltrone – di nominati direttamente dalla giunta – di dirigenti negli enti regionali.
La Sardegna è bloccata e le promesse non bastano più
Il vero emblema della Sardegna bloccata è la gestione della questione della continuità territoriale che si risolverà – pare – con un’altra proroga. «Non c’è la possibilità di prenotare un volo per una data successiva al 16 aprile e il costo delle navi, dal primo gennaio 2020, è aumentato del 30%» scriveva il 24 gennaio Massimo Zedda che aggiungeva «Si sapeva? Sì. È stato fatto qualcosa? No. Avremmo dovuto parlarne questa mattina in Consiglio regionale, ma il presidente della Regione e il suo assessore ai Trasporti erano assenti». Qualche giorno fa sulla vicenda era intervenuta la ministra dei Trasporti Paola De Micheli che ha ricordato come «a novembre ho ricevuto il presidente della Regione e gli assessori e ho fatto loro presente che quel modello non può essere accolto in Europa. Nonostante questo la Sardegna ha deciso di andare avanti».
Solinas non l’ha presa bene e ha accusato la De Micheli di aver rilasciato interviste «nelle quali parla della Regione Sardegna non come di un interlocutore istituzionale ma come un’opposizione politica al suo governo». Ed è qui che Salvini è tornato in scena per chiedere le dimissioni della ministra. Curioso che non si sia occupato della continuità territoriale (o degli altri problemi della Sardegna) in questi ultimi dodici mesi. Ma la “latitanza” di Solinas su certi temi esiste. Ieri il consigliere regionale Francesco Agus denunciava la decisione del Presidente del Consiglio regionale di “sconvocare” la seduta nella quale si sarebbe dovuto discutere della vertenza Air Italy che interessa oltre 550 lavorati sardi. La motivazione? Christian Solinas non poteva essere presente. Al posto della seduta formale è stata convocata quella che Agus definisce “una riunioncina” con le rappresentanze sindacali. Nel frattempo c’è un’assessora (Gabriella Murgia) che scrive nel gruppo nato per la creazione di una compagnia aerea “popolare” che quella in fondo “è l’unica soluzione”.
E i pastori sardi? Dopo quasi un anno finalmente giovedì scorso è stata convocato il tavolo ovi-caprino. È stato risolto o deciso qualcosa? Secondo la CIA Sardegna la risposta è no e ha diffuso una nota nella quale si legge che l’incontro «si è rivelato una perdita di tempo e ha confermato che la Regione è profondamente lontana dalle difficoltà che vivono le aziende agricole sarde» anche alla luce di «una prospettiva catastrofica che vede delinearsi sullo sfondo della Finanziaria regionale un taglio di 12 milioni di euro sui fondi destinati all’agricoltura isolana». Ma cosa ha proposto l’assessora Gabriella Murgia? La creazione dell’Ente sardo per la pastorizia che dovrebbe diventare il punto di riferimento per il comparto. Secondo la CIA Sardegna si tratta solo dell’ennesimo spot pubblicitario: «una nuova struttura che assorbirà risorse per la gestione, che avrà un nuovo presidente e un nuovo direttore generale. Niente di più che un ritorno al passato. Tutto questo per mascherare il fatto che la Regione e l’assessora Murgia non hanno nessuna idea e nessuna proposta concreta in grado di dare sicurezza e prospettive a questo comparto». I pastori speravano di ottenere una risposta, in cambio è stata fatta loro l’ennesima promessa.
Articolo di Giovanni Drogo per NextQuotidiano.it