Camera dei deputati ANSA RICCARDO ANTIMIANIDovrebbe tenersi il 29 marzo, ma a causa dell'epidemia di coronavirus in molti chiedono di rimandarlo: il governo dovrà prendere una decisione.  Se il governo non deciderà di intervenire, il prossimo 29 marzo si terrà il referendum costituzionale sulla riforma che stabilisce la riduzione di un terzo del numero dei parlamentari. Essendo un referendum costituzionale, non ci sarà quorum: se la metà più uno dei votanti sceglierà di abrogare la riforma, il numero dei parlamentari non cambierà. Ma con l’epidemia di coronavirus che coinvolge un numero sempre più alto di casi e regioni, con le varie misure prese per evitare assembramenti di persone, molti chiedono un rinvio della consultazione. 

 Il motivo principale dietro questa richiesta, come ha scritto tra gli altri il costituzionalista Massimo Villone sul Manifesto, è che a causa dell’epidemia e delle varie ordinanze regionali che mettono limiti agli assembramenti di gruppi di persone (dalla chiusura delle scuole a quella dei cinema), è difficile se non impossibile svolgere una normale campagna referendaria sul territorio, con incontri pubblici, eventi e comizi.

Secondo Villone, un referendum che non fosse preceduto da un’adeguata campagna elettorale sarebbe una lesione dei diritti dei cittadini. Il referendum andrebbe quindi spostato in modo da permettere che venga svolta una corretta informazione e una piena campagna, da una parte e dall’altra. Accanto alle considerazioni politiche a favore del rinvio ci sono anche quelle sanitarie. Gli eventuali assembramenti di persone ai seggi sono un luogo ideale per diffondere il contagio ed è proprio per evitare situazioni simili che sono stati introdotti limiti alla possibilità di riunirsi in luoghi pubblici. Molti fanno notare che sarebbe bizzarro se ora il governo ne consentisse e addirittura ne incentivasse uno particolarmente grande e su tutto il territorio nazionale.

Tra chi vede favorevolmente un rinvio ci sono anche i promotori del referendum stesso, il gruppo di senatori provenienti da vari partiti che, nelle scorse settimane, aveva raccolto le firme necessarie a chiedere che la riforma costituzionale che contiene il taglio dei parlamentari venisse sottoposta al voto degli italiani. «Pensiamo che spetti al governo prendere una decisione, perché è il governo che conosce le condizioni di salute pubblica», ha spiegato a Repubblica uno dei leader del comitato, il senatore del PD Tommaso Nannicini, che ha chiesto al governo di aprire un “tavolo” con il comitato promotore per verificare insieme se ci sono le condizioni per rinviare la consultazione.

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dall'articolo di IlPost.it

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