scuole chiuse 0x0 304x232Nei documenti del Miur già ci sono riferimenti al 3 aprile per tutta Italia. Ma si valuta se andare oltre. Appello ai prof: didattica a distanza non è dare compiti. Come si valutano gli alunni?  Non è ancora ufficiale ma ormai compare anche su documenti e circolari del ministero dell’Istruzione: le scuole di tutta Italia saranno chiuse, come è stato deciso sabato notte per quelle della zona arancione, almeno fino al 3 aprile. Infatti nella nota diffusa dal ministero per spiegare le modalità con le quali presidi, insegnanti e personale amministrativo e ausiliario gestiscono questa fase si legge riferita al sistema nazionale di istruzione, cioè a tutte le scuole: «Nelle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione sono sospese tutte le riunioni degli organi collegiali in presenza fino al 3 aprile 2020». Dunque gli insegnanti sono invitati fino a quella data a sviluppare didattica a distanza e a presentarsi a scuola solo per attività legate all’attivazione delle classi digitali. La decisione che è già nei documenti del ministero verrà ufficializzata soltanto nei prossimi giorni, forse mercoledì. Mentre già si sta valutando se non sarà necessario prorogare oltre il 3 aprile.  

 

E’ presto per fare ora un bilancio di come procede l’attivazione della didattica a distanza. Sono per ora pessimisti gli studenti della Rete della Conoscenza. Spiega la leader Giulia Biazzo: «Dall’inchiesta emerge un’enorme confusione e carenza di informazioni sullo svolgimento della didattica online: ogni professore la sta svolgendo con mezzi differenti, dalle videochiamate alla semplice assegnazione di compiti, nel 70% si sta facendo solo su alcune materie, mentre il 15% degli studenti non ha ancora iniziato nessun tipo di didattica a distanza. Molti studenti poi non hanno proprio modo di seguire le lezioni - denuncia Biazzo -Non tutti hanno a disposizione PC o Tablet, tantomeno una connessione Wi-Fi adatta; molte famiglie inoltre hanno un unico computer: come fanno a seguire le lezioni più figli contemporaneamente? Magari dividendosi con un genitore a cui è stato prescritto il lavoro da casa».

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dall'articolo di Corriere.it 

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