Era il 1964 quando Gina Lollobrigida scelse Sean Connery come coprotagonista per il film La donna di paglia. Due anni prima lui aveva girato il suo primo «007» a cui era seguito Dalla Russia con Amore. «Ma non era certo ancora un divo planetario», ricorda la Lollo. Lei lo scelse. Quindi Sean le sarà poi stato grato. «Io per contratto potevo scegliere il mio partner e anche il regista. Scelsi lui perché era elegante ancora prima che bello. Siamo rimasti sempre amici e quando lui fece una serata per dire addio alle scene, a Londra, dal palco mi invitò». L' ha corteggiata? «No, era un gentleman, molto rispettoso, un uomo raro nel mio ambiente dove era facile prendersi delle confidenze. Io ero sposata con Milko Skofic e Sean non si sarebbe mai permesso di farmi delle avances. Ma avevamo comunque un rapporto molto intimo, confidenziale e lui non era così algido come poteva apparire, ma molto empatico ed interessato alla vita degli altri. Anche questa una dote rara in un ambiente come il nostro ». Nel film «La donna di Paglia» lui faceva il cattivo e lei cedeva al suo fascino. «Io ero una giovane infermiera, Maria, con il compito di badare a un signore anziano, malato e molto ricco, interpretato dal grande Ralph Richardson. Sean era il nipote Anthony, senza scrupoli e seduttivo, che mi convinceva ad aiutarlo nel suo piano per appropriarsi dell' eredità. Ma quando Maria inizia a volere bene al vecchio zio, i suoi piani finiscono male eanche lui». Baciava bene? «Baciava in modo elegante».
Definire Yul Brynner un baciatore appassionato (sue parole) e Sean Connery un baciatore elegante potrebbe smontare un mito del maschile, però...
«Perché? Sean è assolutamente un mito e un esempio maschile. Lui era un bellissimo uomo e molto serio. L' eleganza è sexy».
Giusto. Le ha mai detto perché ha voluto smettere di vestire i panni della spia più famosa del mondo?
«Sì, ne abbiano parlato tante volte. Lui detestava ripetersi e non voleva sentirsi incastrato in un personaggio. Per lui la passione artistica veniva prima dei cachet milionari, esattamente come per me, che non volevo mai girare seguiti dei film e feci un' eccezione solo per Vittorio De Sica, con cui comunque girare era una esperienza sempre nuova. Un maestro straordinario a cui non si poteva dire di no. Anche lui un uomo elegante».
In quale ruolo ha maggiormente apprezzato il suo amico Sean?
«Forse ne Il nome della Rosa. Una interpretazione magistrale. Il cinema perde veramente un grande interprete».
Parlavate mai della sua Scozia?
«Certamente. Lui mi parlava della bellezza della Scozia che amava con tutto se stesso e io gli parlavo dell' Italia. Avevamo tante cose in comune ed è stato bello essere una sua amica, vera, non una di quelle conoscenze superficiali che si fanno quando ci si incrocia sui set».
Dopo il film «La donna di Paglia» come mai non avete più lavorato insieme?
«Ci abbiamo provato e siamo stati spesso sul punto di incontrarci di nuovo su un set, ma il destino ha voluto diversamente. Poi io ho preferito dedicarmi alla mia vena artistica e così gli anni sono passati. Adesso non ci sentivamo da un po', ma che vuole, anche alla nostra età si pensa sempre di avere tutta la vita davanti».
Articolo/intervista di Maria Corbi per “La Stampa” da Dagospia.com