Negli ospedali, sempre più occupati da casi covid, non tutti recepiscono l’allarme, increduli possa essere stato il virus a ridurli in quelle condizioni. Negli Stati Uniti i contagi crescono, soprattutto in zone prima considerate meno vulnerabili. Iowa, Ohio, West Virginia, North Dakota: negli Stati interni, lì dove le misure anti contagio erano meno rigide, i governi invertono la rotta di fronte ai numeri in salita. Negli ospedali, sempre più occupati da casi covid, non tutti recepiscono l’allarme, increduli possa essere stato il virus a ridurli in quelle condizioni. Lo racconta il Corriere della sera. “La cosa più tragica è vederli morire increduli”, ha afferma Jodi Doering, infermiera di un ospedale del South Dakota “continuano a dire che il coronavirus non esiste anche mentre li sta uccidendo. Le loro ultime parole a volte sono: dimmi la verità, che malattia ho?”. Una testimonianza, la sua, che si unisce a quella di molti altri sanitari, che si imbattono nello scetticismo di chi curano e tentano di salvare. Il personale sanitario è in sofferenza. Molti, scrive il Corriere, vanno in pensione in anticipo o, addirittura, cambiano mestiere, mentre gli ospedali si saturano e si parla di rifiutare i pazienti più gravi, per mancanza di posti letto.
In Stati come i due Dakota un paziente testato su due risulta positivo, mentre in altre regioni siamo comunque sopra il 25%. Bisognava intervenire prima, ma solo ora governatori repubblicani che prima rifiutavano misure come l’obbligo delle mascherine corrono ai ripari: succede in Iowa, Ohio, West Virginia. Cambia rotta in North Dakota anche il «duro» Doug Burgum: “Le cose sono cambiate, dobbiamo cambiare anche noi”. Ripensamenti tardivi: l’America che fin qui ha considerato un gesto virile rifiutare la mascherina sprofonda — da El Paso in Texas alle pianure del Nord e Sud Dakota, passando per Wyoming, e Iowa — in un’emergenza che diventa rapidamente dramma perché queste regioni hanno pochi ospedali, oltretutto non attrezzati per affrontare epidemie.