Al "Corriere della Sera" la testimonianza di Andrea Gori, primario di Malattie infettive del Policlinico di Milano: "Gli accessi sono stati e sono continui". E per l'infettivologo Massimo Galli la situazione è più preoccupante che in primavera. Non è vero che nei pronto soccorso arrivano in larga parte pazienti con sintomi lievi che potrebbero stare a casa anziché ingolfare il sistema sanitario. O almeno non è questa l’esperienza di Andrea Gori, 57 anni, primario di Malattie infettive del Policlinico di Milano, che intervistato dal "Corriere della Sera" fa il punto della situazione nella struttura in cui opera. Non un piccolo nosocomio di provincia, ma uno dei maggiori ospedali nazionali. "Oggi (ieri, ndr) gli accessi al Pronto soccorso sono stati e sono continui. Già sappiamo che andranno ulteriormente a crescere fino a lunedì. Almeno fino a lunedì". Ma il peggio è che secondo Gori quello degli ospedali intasati da pazienti paucisintomatici è una verità di comodo. Se a marzo, dice il primario, "non veniva nessuno... Per difficoltà d’accesso, diciamo così, oppure per paura", oggi la situazione è radicalmente cambiata. Sento in giro dire che tutti, senza distinzione, al primo colpo di tosse chiamano un’ambulanza e pretendono il ricovero. Per niente. Chi ha contratto il virus ma è in condizioni generali che gli permettono di gestire la malattia, sta a casa". Nei pronto soccorso "arrivano casi gravi" sottolinea Gori che almeno per le prossime due settimane non si aspetta miracoli: se il numero dei nuovi contagi potrebbe e dovrebbe calare, "i numeri che non si abbasseranno, al contrario, saranno quelli delle terapie intensive. Una parte dei pazienti adesso ricoverata, in terapia intensiva ci entrerà. Gli scenari non mutano per magia".
Galli: "La battaglia di Milano è appena iniziata".
E della difficile situazione negli ospedali è tornato a parlare anche Massimo Galli, responsabile del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. "La battaglia di Milano contro Covid è ultracominciata" dice all’AdnKronos. "La netta impressione, da quel che vediamo negli ospedali, è che ci troviamo di fronte a una situazione che a Milano è ben pesante, sulla linea di quel che abbiamo visto a marzo". Anzi "la situazione per certi versi può sembrare più preoccupante perché in primavera Milano accoglieva pazienti da altre aree della Lombardia, adesso sono le altre aree che si preparano ad accogliere i pazienti che arrivano da Milano". "I numeri quotidiani li vediamo tutti" sottolinea l’infettivologo. "La situazione è arrivata ad un punto tale in cui non si può più perder tempo a blaterarci sopra: a parlare è la pressione che vediamo sugli ospedali, che ci induce a pensare che ormai sia arrivato il tempo di intervenire. E speriamo che non sia tardi".
Articolo di ToDay.it