coronavirus negazionisti malati ansa 2A riportare la testimonianza del paziente è il direttore di Pneumologia del Sant'Orsola di Bologna. Che fa il punto anche sulla situazione degli ospedali: "Questa seconda ondata è molto violenta".  Dopo aver contratto il virus ha cambiato idea. E ora al Covid ci crede eccome. La storia arriva da Bologna e a raccontarla – benché senza scendere nei dettagli – è il direttore di Pneumologia del Sant'Orsola, Stefano Navaraggiunto da BolognaToday per fare il punto della situazione nei reparti Covid.  "Oggi ci sono molti più ricoveri della prima ondata" dice Nava spiegando che "checché ne dicano i negazionisti" il virus morde e "questa ondata è veramente molto violenta dal punto di vista numerico". A Bologna l'Ausl ha predisposto un piano di rafforzamento dei posti letto tra cui quelli del reparto di terapia semi-intensiva di Pneumologia del Sant'Orsola, ma certo la situazione è difficile. Fin quando reggerà il sistema? "Non lo sappiamo" dice Nava.

"In un mondo in cui tutti sanno tutto, soprattutto i miei colleghi, io non me la sento di affermare che è una tragedia o una influenzona, è molto difficile fare previsioni ma al momento i dati ci dicono che un mese e mezzo fa avevamo 300 casi al giorno, oggi ne abbiamo 40mila".

Il primario racconta poi un episodio che fa riflettere: "Proprio qualche giorno fa abbiamo ricoverato un giovane negazionista che ovviamente si è ricreduto e ha detto che la prima cosa che farà quando andrà a casa è fare un video per dire che il Covid esiste, eccome se esiste". E sarebbe bello, aggiungiamo noi, se grazie al suo filmato qualcuno iniziasse a credere al virus prima di varcare la soglia di un ospedale, senza correre il rischio di far ammalare se stesso e gli altri. 

 

Vercelli: hanno i sintomi del Covid ma continuano a negare

Del resto non è certo la prima volta che un negazionista entra in contatto con il SARS-COV-2 Roberta Petrino, responsabile del reparto di Medicina e Chirurgia d'accettazione e d'urgenza della Asl di Vercelli, raccontava ieri una storia analoga ma di segno opposto. "È capitato di doversi confrontare con pazienti che, pur clinicamente positivi e perfino sofferenti a causa del virus, sostenessero che non si trattasse di Covid. Interpretavano il nostro intervento medico quasi come una costrizione. Pochi, per fortuna, ma è successo". Insomma, c’è anche chi nonostante abbia i sintomi della malattia continua a dire che il Covid è un invenzione. Non tutti d’altra parte si arrendono all’evidenza.

Articolo di ToDay.it 

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