Le vittime dell’epidemia sono probabilmente molte di più di quelle conteggiate nelle statistiche ufficiali. L’Iss fa chiarezza sui criteri: la positività al Sars-Cov-2 non è sufficiente per considerare il decesso come dovuto a COVID-19. È vero che abbiamo sbagliato a contare i morti di Covid-19? Sì, ma non per eccesso (come ha lasciato intendere a "L’Aria che Tira" l’infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti spiegando che "a marzo aprile chiunque arrivasse in ospedale con un tampone positivo veniva conteggiato come morto Covid"), bensì per difetto. A dirlo è l’Istituto Superiore di Sanità in una nota con cui fa chiarezza sui criteri per calcolare la mortalità associata a Covid-19. Come avevamo già spiegato in un altro articolo, l’Iss usa 4 parametri per stabilire che il decesso di un paziente sia stato effettivamente causato dall’infezione. E vale a dire: 1) Presenza di un tampone positivo a Sars-Cov-2 2) Presenza di un quadro clinico e strumentale suggestivo di COVID-19 3) Assenza di una chiara causa di morte diversa dal COVID-19 4) Assenza di periodo di recupero clinico completo tra la malattia e il decesso. La positività al tampone, chiarisce l’Iss, "non è sufficiente per considerare il decesso come dovuto al COVID-19, ma è necessaria la presenza di tutte le condizioni sopra menzionate, inclusa l’assenza di chiara altra causa di morte”.
Inoltre “va precisato però che non sono da considerarsi tra le chiare cause di morte diverse da COVID-19 le patologie pre-esistenti che possono aver favorito o predisposto ad un decorso negativo dell’infezione (per esempio cancro, patologie cardiovascolari, renali ed epatiche, demenza, patologie psichiatriche e diabete)”. Nel caso ad esempio di un paziente positivo al coronavirus, ma deceduto in seguito ad un infarto, l’Iss specifica che “se l’infarto avviene in un paziente cardiopatico con una polmonite COVID-19, è ipotizzabile che l’infarto rappresenti una complicanza del COVID-19 e quindi il decesso deve essere classificato come dovuto a COVID-19. Se l’infarto avviene in un paziente che non ha un quadro clinico compatibile con COVID-19, il decesso non deve essere classificato come dovuto a tale condizione".
L’Iss ricorda poi che da un’analisi dei certificati di decesso emerso che il COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell'89% dei decessi raccolti nel Sistema di Sorveglianza, quindi in circa 9 casi su 10 dei deceduti censiti come positivi al tampone. I
Insomma, non è vero che tutti i pazienti deceduti con un tampone positivo vengono conteggiati come morti Covid. È vero invece che nella maggior parte dei casi è proprio l’infezione e non altre patologie a determinare il decesso.
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dall'articolo di ToDay.it