Ho provato a proporre il documentario a varie Strutture della Rai. Non hanno voluto prenderlo in considerazione. Nonostante i Cinque Stelle al Governo, nel servizio pubblico regna un conformismo che non ha uguali perfino nella stagione monopolistica del Cavaliere. Ad eccezione di Report, mai le trasmissioni di approfondimento giornalistiche sono state così insignificanti e con ascolti così bassi, mai la satira così assente, mai i telegiornali così omologati. Dal 2 dicembre in anteprima su TPI "I Fili dell'Odio", una produzione indipendente sulle manipolazioni e l’inquinamento dei social. Cari amici, ci tengo molto a ringraziare l’Huffinghton Post, Micromega e TPI che, a partire dal 2 dicembre alle 22:00 e per una settimana, diffonderanno in rete “I Fili dell’Odio”, una produzione indipendente di un gruppo di giovani autori che ho collaborato a realizzare. Le manipolazioni e l’inquinamento dei Social oggi sono un tema fondamentale perché producono una grave deformazione della democrazia. È un merito averlo voluto affrontare anche con pochi mezzi a disposizione. Ho provato a proporre il documentario a varie Strutture della Rai. Non hanno voluto prenderlo in considerazione.
Non è la prima volta che mi trovo di fronte a una dimostrazione così grave di ottusità. Sei mesi fa ho proposto all’Amministratore Delegato del Servizio Pubblico, Fabrizio Salini di acquisire a titolo gratuito quasi un decennio di programmi nati sulla spinta di centomila sottoscrittori di cui detengo i diritti. Tra essi ci sono film, documentari e trasmissioni come quella a cui partecipò Silvio Berlusconi nel 2013 e che realizzò un record di ascolti difficilmente ripetibile. Ho posto come unica condizione che RaiPlay ne organizzasse la fruizione con tutti gli altri programmi da me realizzati in Rai.
Ancora oggi sulla piattaforma online del Servizio Pubblico non è possibile rivedere le puntate di Annozero che hanno segnato un pezzo di storia del nostro Paese. Vi lascio immaginare il perché. È inconcepibile che la situazione sia ancora questa dopo che Beppe Grillo, autore di clamorose denunce contro la censura, ha portato il suo Movimento al governo e i Cinque Stelle hanno addirittura potuto decidere il nome dell’Amministratore Delegato della Rai e dei Direttori di reti e telegiornali. C’era da aspettarsi un Rinascimento della principale azienda culturale del Paese. Ci troviamo invece di fronte a un conformismo che non ha uguali perfino nella stagione monopolistica del Cavaliere. Ad eccezione di Report, mai le trasmissioni di approfondimento giornalistiche della Rai sono state così insignificanti e con ascolti così bassi, mai la satira così assente, mai i telegiornali così omologati.
Dopo che, considerata la mia non più giovane età, ho deciso di smettere l’attività di produttore, senza lasciare debiti e senza buchi di bilancio, avendo consentito per quasi dieci anni a centinaia di persone di lavorare e a tanti giovani di formarsi, c’è chi ha titolato “Nessuno vuole Santoro”. Un titolo depistante visto che ho ricevuto inviti a partecipare come ospite praticamente da tutte le reti televisive esistenti e li ho rifiutati. Se ne potrebbe ricavare che anche il pubblico non sia così d’accordo con la mia assenza dal palinsesto.
Sarebbe stato più corretto scrivere “Nessun Partito vuole Santoro” dato che con due governi diversi l’atteggiamento della Rai nei miei confronti non è cambiato. Non la vivo come una tragedia e la considero un’ennesima prova dell’indipendenza che ho sempre dimostrato. Resto in attesa di conoscere i vostri commenti a “I Fili dell’Odio”. Buona visione.