esselunga plastica prodottiSe prima si stimava intorno al 40-45% il consumo di prodotti preconfezionati rispetto allo sfuso ora si è arrivati al 60%. In nove mesi i salumi in vaschetta hanno registrato un incremento del 13,9%, le carni confezionate del 14% e i formaggi del 12,5%. Le mosse di Esselunga e Carrefour e le (poche) alternative "sostenibili".  Da un lato le campagne pubblicitarie “green” e i bilanci di sostenibilità delle grandi catene della grande distribuzione organizzata con pagine dedicate alle iniziative per ridurre l’utilizzo della plastica vergine, dall’altro l’evidenza su banconi e scaffali. Che continuano a riempirsi ogni giorno di imballaggi, ingombranti, inquinanti (nonostante tutto) e non sempre necessari. L’emergenza sanitaria legata al Covid ha peggiorato il quadro, confondendo i consumatori sulla presunta maggiore sicurezza delle confezioni in plastica rispetto allo sfuso. Per quanto riguarda l’offerta, basta guardare il carrello e il proprio sacco per la raccolta della plastica che si riempie sempre più velocemente. La grande distribuzione utilizza sempre di più materiali riciclabili, ma continua a produrre ogni giorno tonnellate di rifiuti plastici (e non).

Iniziano a spuntare iniziative che mirano al cuore del problema, ossia la riduzione effettiva degli imballaggi, ma riguardano ancora poche realtà.

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LA QUESTIONE DELLA SICUREZZA – Ma se sulla domanda i trend sono diversi e a volte contraddittori, qualche evidenza c’è e riguarda proprio la sicurezza sanitaria. Uno studio dei National Institutes of Health, per esempio, ha stimato che il Covid-19 sopravviva sulla plastica fino a tre giorni. “C’è stato sicuro un tentativo di legare l’imballaggio di plastica e l’usa e getta a una maggiore sicurezza, tentativo che abbiamo anche denunciato”, spiega a ilfattoquotidiano.it Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza e referente europeo per la rete ‘Zero Waste’. “Sappiamo che il Covid-19 sopravvive 24 ore su carta e acciaio inossidabile e 72 ore sulla plastica. La pandemia non ha reso affatto più rischioso l’uso di oggetti e imballaggi riusabili. Francamente mi sentirei più tranquillo nell’utilizzare la borraccia personale che ho a casa, piuttosto che nel prendere una bottiglia dallo scaffale. Se faccio ricorso al monouso, poi, è maggiore il turnover di prodotti che entrano nella mia sfera domestica”. A giugno 2020, oltre cento esperti di salute pubblica e ricercatori di 18 differenti Paesi hanno sottoscritto una dichiarazione indirizzata a consumatori, rivenditori, aziende e classe politica sostenendo che “i contenitori riutilizzabili sono alternative sicure per la salute durante l’emergenza”.

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dall'articolo   di Luisiana Gaita  per IlFattoQuotidiano.it 

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