ospedale Moscati tarantoTaranto, la denuncia della figlia dell’anziano.  In questo periodo in cui vengono chiamati «eroi», alcune denunce potrebbero ferire a morte una categoria, quella dei medici, in prima linea da quasi un anno per l’emergenza Covid. E stavolta presunti casi di malasanità toccano Taranto. Nella provincia pugliese l’ospedale di riferimento per il coronavirus è intitolato a San Giuseppe Moscati. Medico, canonizzato da Giovanni Paolo II. Stride l’associazione tra questi nomi e quanto raccontano i parenti di alcuni degenti che hanno perso la vita nei reparti più difficili.   «Papà non me lo darà più nessuno, forse sarebbe morto ugualmente ma con una dignità diversa». Angela Cortese, avvocato, è figlia di una delle vittime della pandemia. Inizia il suo racconto ricordando le urla disperate del padre appena ricoverato: «Venitemi a prendere, qua muoio». Il giorno dopo la figlia prova a telefonargli, ma risponde una voce: «Suo padre non collabora». Non voleva indossare il casco cpap. Angela chiede di avere pazienza, di aiutarlo. Poi un’altra telefonata: «è gravissimo, tra 10 minuti le diremo che è morto». Per lei, attimi interminabili: «Mio padre era vigile e stava ascoltando tutto. Mi tremavano le gambe, pregai di fare qualcosa». Dopo un quarto d’ora l’ultima telefonata: «Le avevo detto che stava morendo: è morto».

Non sarebbe l’unico caso. Si è costituito un gruppo di nove parenti, ognuno con la sua storia. «Mio padre non è stato curato, è stato parcheggiato. L’hanno tenuto in un container. Ho i video che ha fatto lui: lì dentro non c’è niente che possa salvare una persona, solo un po’ di ossigeno». Anche il padre di Donato Ricci era ricoverato nella stessa struttura: «All’inizio andava bene, poi disse che voleva uscire, di chiamare la polizia. E lui era un poliziotto. C’era qualcosa. Per giorni non abbiamo avuto sue notizie e ho dovuto chiedere l’intervento del presidente Emiliano. Nella disperazione, mi sono ricordato che una volta disse che tutti i pugliesi potevano chiamarlo in caso di necessità. A quel punto, siamo riusciti a parlare con l’ospedale, ci dicevano che era stazionario. Ma ho capito che dicevano così a tutti, con il copia incolla». Una delle richieste più frequenti, da parte dei congiunti, è ricevere informazioni. «I parenti denunciano mancanza di notizie, numeri a cui chiamare - dice Silvana Stanzione del Tribunale per i diritti del malato- la nostra sanità non ha mai investito in umanizzazione, sta venendo meno la dignità di chi soffre». E aggiunge: «Poco personale e impreparato, conseguenza di tagli e chiusure. Perché chi vince i concorsi da medico poi scappa via da Taranto?».

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dall'articolo di  VALERIA D’AUTILIA  per LaStampa.it 

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