La scuola senza alunni e chissà quando si ripopolerà di studenti. I ragazzi delle superiori, al netto delle primissime settimane di scuola, si sono ritrovati – chi prima e chi dopo, a seconda dello sviluppo dei focolai all’interno degli istituti secondari – in didattica a distanza dal mese di ottobre, praticamente. Una situazione molto diversa rispetto ai loro colleghi della maturità 2020 che, sebbene si siano trovati impreparati di fronte allo sconosciuto nemico Covid, avevano comunque sette mesi di scuola alle spalle prima delle prove finali. Per questo motivo, con un orizzonte ancora non chiaro sul ritorno in classe, i programmi dilaniati dalla didattica a distanza, le incertezze dovute alla situazione globale del pianeta, è stata lanciata una petizione per rinvio maturità 2021. Petizione per rinvio maturità 2021, il lancio su Change.org. Il tam tam si è diffuso immediatamente sui social network. È stata creata una pagina Facebook e su Instagram c’è già l’account @nomaturità_official. Mentre la petizione su Change.org – una sorta di sciopero virtuale che si sta sostituendo alle proteste davanti ai cancelli degli istituti superiori – ha già raggiunto le 25mila firme che, tra le altre cose, erano anche l’obiettivo minimo dell’iniziativa.
Le motivazioni che sono state messe in fila dai ragazzi per avvalorare la loro tesi spaziano dalla sostenibilità dei costi di un esame di maturità in tempo di pandemia, fino alle ragioni di una didattica che – per forza di cose – è stata mutilata: «Un giudizio negativo agli esami – scrive chi ha lanciato la petizione -, determinato da un’ora di colloquio, sulla linea dell’anno scolastico precedente, rischierebbe di rovinare un percorso di 5 anni frutto di risultati attesi e sacrifici. Gli studenti che si diplomeranno quest’anno sono gli stessi studenti che hanno fatto non uno ma quasi due anni di didattica distanza. Ci sono scuole che l’anno scorso riuscivano ad offrire solo 2 ore di lezione in Dad!».
Petizione per rinvio maturità 2021, i numeri della raccolta firme
Sempre secondo i promotori dell’iniziativa (Andrea Pimpini, Gianmarco Rubino, Dafne Serratì e Samuele Ursino), alcuni docenti hanno rinunciato completamente al programma del 4° anno, quello che è stato brutalmente troncato dalla prima ondata di coronavirus. «Annullare gli Esami – scrivono – non significherà favorire l’ignoranza, bensì evitare una “corsa contro il tempo”. Togliere questa pressione a docenti e discenti e consentirebbe a tutti di svolgere l’ultimo anno in piena tranquillità dedicandosi ad uno studio più fattivo e culturalmente valido e non unicamente finalizzato a superare un esame-farsa». In poco tempo, la petizione ha ottenuto il risultato minimo e – in linea con le iniziative di successo su Change.org – c’è da credere che i numeri della richiesta aumenteranno nei prossimi giorni: il tema diventerà senza dubbio centrale nel dibattito politico.
Articolo di Gianmichele Laino per Giornalettismo.com