Il partito del Mes bacia la pantofola alla Merkel e chiede l’attivazione immediata del Salva Stati. Ma il premier e il Movimento Cinque Stelle fanno muro, mentre Lega e Fratelli d’Italia scaricano il Cavaliere. Sui giornali, a colpi di interviste e interventi, e fuori continua il braccio di ferro tra Pd e M5S sul Mes. Sul Corriere della Sera Nicola Zingaretti scrive che non è più tempo di tergiversare: il Mes ci serve. E include un decalogo sulle direttrici su cui puntare per rafforzare il sistema sanitario. Sullo stesso quotidiano Stefano Buffagni, viceministro pentastellato al Mise, ammonisce che “il Pd dovrebbe prima spendere i soldi che i loro ministri hanno in portafoglio e che i loro presidenti di Regione hanno per la sanità e non stanno spendendo”.
E alle sollecitazioni dei dem ad accelerare Buffagni replica con un “non mi sembra di avere accanto dei ghepardi”. La battaglia è continuata per tutta la giornata di ieri. Se i Cinque stelle ribadiscono che la loro posizione sul no al fondo salva Stati non è cambiata, il Pd con Michele Bordo risponde che “rimanere fermi significa essere miopi e irresponsabilmente ideologici”. Altro che ideologia, i dubbi del M5S sul Mes – argomenta Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente M5S del Parlamento europeo – nascono “da motivazioni giuridiche ed economiche”. Rincara la dose il capo politico Vito Crimi: “Se debito dev’essere, allora meglio che avvenga attraverso lo scostamento di bilancio che utilizzando uno strumento che riteniamo non solo inidoneo ma pericoloso”. A dare man forte al Pd c’è Italia viva. Tra il no (“Se è così vantaggioso perché nessun altro Stato accorre a ritirare il regalo?”, dice Stefano Fassina) e il ni (“Il governo verifichi fino in fondo le condizioni previste dal Mes per evitare brutte sorprese in futuro”, avverte Francesco Laforgia) oscilla Leu.
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dall'articolo di Raffaella Malito per LaNotiziaGIORNALE.it