È una vera e propria svolta quella di Ursula Von der Leyen (votata dagli europarlamentari del MoVimento 5 Stelle, contro: Lega e Fratelli di Italia - ndr) sul tema dei migranti con l’annuncio dell’abolizione del Regolamento di Dublino (adottato fin dal governo Berlusconi 2 con la Lega Nord - ndr) arrivato a sorpresa nella giornata di mercoledì 16 settembre nel corso del suo primo discorso sullo Stato dell’Unione dinanzi al Parlamento europeo, a Bruxelles. La presidente della Commissione Ue, che regala un prezioso assist all’Italia, uno dei paesi più penalizzati dal Regolamento di Dublino, ha dichiarato che il vecchio e tanto contestato Regolamento verrà sostituito da un “nuovo sistema di governance, avrà una struttura comune per quello che riguarda gli asili ed i rimpatri, ed avrà anche un meccanismo di solidarietà molto forte e incisivo”. La Von der Leyen, inoltre, ha ricordato che “La crisi migratoria del 2015” ha avuto gravi conseguenze che rappresentano “una ferita ancora aperta”. Con il Nuovo patto Ue per la migrazione e l’asilo, che la Commissione annuncerà la settimana prossima, “noi assumeremo un approccio umanistico e umano”, ha aggiunto.
“Il principio è: salvare vite in mare, questo non è opzionale”, ha sottolineato. “E quei Paesi che rispettano obblighi giuridici e morali devono contare sulla solidarietà dell’Unione” ma “dobbiamo distinguere coloro che hanno diritto di rimanere da coloro che non ne hanno diritto”. Da qui una maggiore cooperazione annunciata dalla von der Leyen “in materia di asilo e rimpatri”.
Quella della Von der Leyen è un vera e propria svolta in tema di migrazione e un grandissimo “regalo” all’Italia. Non è ancora chiaro cosa prevede nel dettaglio il nuovo piano della presidente della Commissione Ue né come verrà accolto dai leader europei, soprattutto quelli dell’Est, ma il nostro Paese adesso sembra avere un’alleata in più nella lotta all’abolizione del Regolamento di Dublino. Più volte in passato, infatti, si è cercato di modificare o abolire la norma, che sostanzialmente prevede che i migranti possono fare richiesta di asilo nel primo stato Ue in cui approdano, legge che penalizzava di fatto soprattutto Italia, Spagna e Grecia, senza successo. Ora, invece, potrebbe essere arrivata finalmente la svolta decisiva.
Che cos’è il Regolamento di Dublino
Il regolamento di Dublino III (2013/604/CE) è stato approvato nel giugno 2013, durante il governo Letta, e aggiorna il regolamento di Dublino II, che risaliva invece al 2003. Il regolamento di Dublino si applica a tutti gli Stati membri dell’Ue ad eccezione della Danimarca.
Il principio di base è lo stesso di quello dei due regolamenti precedenti: i migranti possono fare richiesta di asilo nel primo stato Ue in cui approdano, e non è possibile reiterarla in altri paesi. Il regolamento prevede inoltre un archivio di impronte digitali, EURODAC, in cui ogni richiedente asilo è obbligato a registrarsi, così da non poter presentare domande multiple.
Un principio del genere fa sì che i paesi di primo approdo, quelli più interessati dalle tratte migratorie per la loro posizione geografica, siano quelli su cui grava il peso maggiore della gestione dei flussi. In principio, il senso del sistema di Dublino era quello di evitare il cosiddetto asylum shopping, ovvero impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più Stati membri, determinando l’unico Stato membro dell’Unione europea competente a esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra (art. 51).
Lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo è quello in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea. Secondo il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il sistema attuale non riesce a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace.
Secondo questi organismi internazionali, il regolamento di Dublino ha il grande limite di impedire tanto i diritti legali e il benessere personale dei richiedenti asilo, quanto il diritto a un equo esame della loro domanda d’asilo e di conseguenza una protezione effettiva. L’effetto più criticato dagli Stati membri che si trovano in posizioni geografiche più esposte ai flussi migratori, è invece quello di avere come risultato una distribuzione non bilanciata delle richieste d’asilo tra gli Stati membri.
Articolo di Niccolò Di Francesco per TPI.it