Classe 1975, nata ad Agrigento, con un passato a capo della sezione locale dell’Anm, il sindacato dei magistrati. Alessandra Vella è il gip che ha smontato le accuse a carico di Carola Rackete e l’ha rilasciata come niente fosse. Un buffetto e via. Non ha ritenuto grave né l’essere entrata a forza nelle acque territoriali italiane né aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza. E tantomeno ha considerato grave l’aver fatto entrare in Italia una cinquantina di immigrati irregolari. Via, libera. La decisione dell’ennesimo magistrato politicizzato fa orrore per due motivi: uno legato all’ordine interno e uno connesso alla sicurezza esterna. Da una parte viene rimessa in libertà una persona che ha deliberatamente infranto la legge, avallando qualunque delinquente che decide di disobbedire allo Stato; dall’altra riapre i porti a tutte quelle ong che vogliono scaricare i migranti irregolari sulle nostre coste.
Viene da chiedersi: a cosa serve approvare i decreti se poi un magistrato fa spallucce e dà ragione a chi li ha violati? Il decreto Sicurezza bis parla chiaro: il porto di Lampedusa le era precluso. Eppure la capitana di Sea Watch ha preferito la pantomima per far crescere la tensione fino al limite. Nelle due settimane, in cui ha zig-zagato sul limitare delle acque territoriali italiane, avrebbe avuto tutto il tempo (e il carburante) per andare in Germania (dove ha sede l’ong) o in Olanda (il Paese di cui batte bandiera). Ma non lo ha fatto. La decisione di rimanere lì è stata, dunque, politica. Come è stata politica la decisione di non difendere i militari contro cui la capitana è andata addosso per entrare in porto e far sbarcare i migranti. Quale messaggio potrà mai passare da un magistrato che non tutela l’incolumità dei militari che rischiano quotidianamente la vita per garantirci la sicurezza? Ogni antagonista che vuole disobbedire allo Stato “fascista” si sentirà ora in diritto di farlo.
Il caso della Sea Watch 3 è anche un pericolosissimo precedente per tutte le ong che Matteo Salvini era riuscito ad arginare nell’ultimo anno. Ancora qualche mese fa non se ne vedeva più alcuna a ridosso delle acque italiane. Adesso, invece, hanno ripreso a popolare il Mediterraneo. Dopo tanti mesi sono, infatti, tornate a farsi vedere Open Arms e Sea Eye. Anche Mediterranea Saving Humans si è rifatta sotto nonostante abbia la Mare Jonio sotto sequestro nel porto di Licata. Per tutte quante Carola Rackete è stato un vero e proprio spot che sta fruttando tanti di quei soldi da potersi assicurare molte altre missioni. Tanto più che sanno di poter fare a meno di accantonare fondi per le spese legali. In Italia troveranno sempre un magistrato, come il gip Vella, pronto ad essere indulgente con loro. La liberazione della capitana di Sea Watch è una sorta di lasciapassare per tutte le ong che adesso si sentiranno legittimate di far carta straccia delle nostre leggi.
Articolo di Andrea Indini per IlGiornale.it