Nel Recovery Plan approvato dal Parlamento i fondi per l'edilizia pubblica sono stati ridotti rispetto a quanto previsto dalla bozza messa a punto dall'esecutivo di Conte. E per gli istituti di credito sarà più facile sgomberare gli immobili delle famiglie che non riescono a pagare il mutuo. La denuncia di Sinistra Italiana. “Viviamo in un momento in cui si avvicina il blocco degli sfratti e 100mila persone rimarranno senza casa, ci saremmo aspettati dal governo un’attenzione all’edilizia pubblica e alle rigenerazioni urbane, su cui invece si dedicherà la terza parte degli stanziamenti decisi da Conte”, questa la denuncia di Sandro Fucito, responsabile per la casa di Sinistra Italiana (Si), sulle risorse dedicate al diritto all’abitazione incluse nel Piano di Ripresa e Resilienza che venerdì sarà trasmesso a Bruxelles per il via libera definitivo. Nel piano i fondi destinati all’edilizia pubblica appaiono limitati rispetto ai bisogni delle famiglie in attesa di una casa.
Alla rigenerazione urbana e al potenziamento del cosiddetto “housing sociale” sono dedicati 7,3 miliardi sugli oltre 220 previsti in totale. Di questi, quelli riservati all’aumento della disponibilità di alloggi sociali in senso stretto sono solo 0,5, pari a 500 milioni, un terzo di quelli inclusi nella bozza messa a punto dall’esecutivo precedente. Il piano pubblicato a gennaio prevedeva un investimento di 2,6 miliardi per le “infrastrutture sociali nei comuni” e 2,8 per l’housing sociale. Risorse che secondo Unione Inquilini avrebbero permesso la costruzione di circa 300mila nuovi alloggi, di cui 150mila solo “residenziali pubblici” a canone sociale.
Il piano di Draghi ha ridotto i fondi, sacrificando l’edilizia popolare in misura maggiore rispetto al social housing (per cui è ancora previsto, alla voce “Piano innovativo per la qualità abitativa”, uno stanziamento di oltre 2 miliardi). Eppure quest’ultimo intervento non andrà ad allentare la tensione abitativa delle aree urbane perché “è una sorta di edilizia convenzionata in cui il costo dell’immobile viene dilazionato negli anni. Il soggetto sociale però non è un diseredato o un senza reddito”, spiega Fucito a TPI.