Grillo smorza i toni su Conte, che però non molla e arriva ad evocare un suo partito. Con i gruppi parlamentari in ebollizione e i militanti divisi, il Movimento rischia di sparire. A meno che non arrivi un estremo sforzo di riconciliazione. Più di un terremoto: un’ecatombe. Almeno per Beppe Grillo che certamente non si sarebbe aspettato di essere abbandonato dai suoi stessi parlamentari. La sensazione nel giorno dopo lo strappo che pare definitivo (ma il condizionale, come vedremo, è d’obbligo) è che la stragrande maggioranza dei parlamentari del Movimento cinque stelle abbia chiaramente preso le parti di Giuseppe Conte. I commenti su Facebook sono eloquenti da questo punto di vista. Ed è altrettanto eloquente che dopo le parole di Vito Crimi (leggi l’articolo) in difesa di Conte e contro una qualunque votazione sulla piattaforma Rousseau, a parlare tramite una nota sono stati proprio i senatori pentastellati: “A Vito Crimi esprimiamo il nostro pieno ed incondizionato sostegno in questa delicata fase politica dove il suo ruolo si rivela ancora oggi imprescindibile. Da più di un anno Vito lavora incessantemente per gestire una difficile e delicata fase transitoria, coincisa peraltro con un periodo drammatico per il nostro Paese. A lui oggi rivolgiamo un accorato appello affinché vada avanti nel suo generoso sforzo verso un rinnovamento serio ed un reale rilancio del Movimento”.
MAPPA M5S. A questo punto, però, resta la domanda: chi è dalla parte di Grillo? I nomi – e non è una battuta – si contano sulle dita di una mano. Sono incondizionatamente dalla parte del garante il senatore Danilo Toninelli, la deputata Carla Ruocco e il capogruppo a Montecitorio Davide Crippa. E, ancora, Grillo può contare sul sostegno del presidente della commissione Politiche Ue Sergio Battelli o dell’ex ministro Vincenzo Spadafora, da settimane molto scettico sul rischio dell’uomo solo al comando che Conte incarnerebbe. A loro si aggiungono diversi deputati alla prima elezione, critici soprattutto sulla possibilità della deroga ai due mandati. Molti di loro (da Luca Carabetta a Giovanni Currò fino a Maria Pallini) pochi mesi fa hanno dato vita alla corrente “Innovare”.
Fa riflettere, però, che parlamentari di primo piano come Stefano Patuanelli, Federico D’Incà, Fabio Massimo Castaldo, Ettore Licheri, Gianluca Perilli, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna, Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina solo per citarne alcuni, siano chiaramente dalla parte di Conte. Ed è per questa ragione che nelle ultime ore sta avanzando un’idea che non è così peregrina avendo raccolto già il favore incondizionato di molti: uscire dal Movimento e costituire un nuovo gruppo a trazione contiana. Anche perché – e qui è giustificata la differenza quantitativa tra contiani e grillini – non bisogna dimenticare che i personaggi menzionati hanno alle loro spalle in alcuni casi numerosi parlamentari che, dunque, a loro volta hanno espresso (pubblicamente o nelle chat interne) il loro benestare anche all’ipotesi di uno strappo definitivo col fondatore dei Cinque stelle.
AL LAVORO PER RICUCIRE. Una scelta clamorosa evidentemente. Che, tuttavia, significherebbe la fine del Movimento cinque stelle e la nascita di un nuovo soggetto che, nonostante Conte, non si può sapere che forza abbia mancando di storia. Ecco perché non demordono dal loro lavoro di pontieri alcuni parlamentari il cui telefono nelle ultime ore tra impegni istituzionali e relazioni politiche è sempre occupato. Parliamo innanzitutto di Luigi Di Maio e Roberto Fico, ma anche di Stefano Buffagni e Giuseppe Brescia. Chi da un lato, chi dall’altro i pontieri stanno tentando di ricucire lo strappo che, tuttavia, a sentire la gran parte dei parlamentari sembra ormai irrecuperabile: le posizioni sono talmente lontane che soltanto un passo indietro di Grillo potrebbe riportare il Movimento sulla strada dell’evoluzione abbandonata. “Ma che Grillo chieda scusa è praticamente impossibile”, sottolinea un senatore contiano.
La geografia di quanto sta accadendo, tuttavia, sarebbe incompleta se non si tenesse a mente un altro tassello fondamentale: non sono pochi gli ex – specie quelli cacciati dopo il voto di fiducia a Mario Draghi – che sperano di rientrare con la linea “Grillo”. Molti di loro – da Nicola Morra a Ignazio Corrao – hanno espresso candidamente la loro soddisfazione per quanto sta accadendo. Molti, probabilmente, dimenticano però che ad avallare l’esecutivo Draghi fu non solo Conte, ma anche lo stesso Grillo. Inezie – si vede – in confronto al nuovo capitolo che sta vivendo il Movimento. Che potrebbe essere semplicemente il nuovo “cliffhanger” della saga o più tragicamente l’ultima pagina di un libro giunto al termine.
Articolo di Carmine Gazzanni per LaNotiziaGiornale.it