Imagoeconomica I Cinque Stelle limitano i danniLa politica, si sa, è frutto di mediazioni. Tanto più se ad essere discussa è una legge profondamente delicata come quella della riforma della giustizia. Tanto più se a discuterla sono forze politiche profondamente distanti per storia, indole e cultura. Questo era – ed è – noto a Mario Draghi, a Marta Cartabia e a tutti i leader dei partiti di maggioranza. Giuseppe Conte compreso. Ecco perché l’accordo raggiunto dopo una giornata infinita in realtà segna più di una semplice mediazione, ma una vera e propria vittoria del Movimento cinque stelle. Lo sa bene Conte. E, soprattutto, lo sanno bene i gruppi parlamentari pentastellati. “È un po’ come quando siamo entrati nel governo: l’abbiamo fatto perché avere voce in capitolo sul Pnrr è importante, pur sapendo che ad incidere nella gestione ci sono anche partiti lontani da noi. Sulla giustizia è lo stesso: se non ci fossero stati il Movimento e Conte ora i processi per reati di mafia, di terrorismo e di violenza sessuale non saranno più estinguibili”, spiega un parlamentare Cinque stelle.

E nei corridoi parlamentari, così come sulle chat interne, non è l’unico a pensarla in questo modo. Qualcuno l’ha detto anche in maniera esplicita: “Grazie al lavoro di Giuseppe Conte e alla compattezza del MoVimento Cinque Stelle, tanti processi per associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, terrorismo, traffico di droga e violenza sessuale aggravata non si estingueranno. Anche per i reati legati alla mafia (come le estorsioni o il riciclaggio commessi per favorire l’organizzazione criminale) abbiamo migliorato il testo della ministra Cartabia, inserendo un regime speciale, cioè termini molto lunghi che di fatto eviteranno che il processo possa essere cancellato”, ha detto non a caso Davide Crippa. Il ragionamento, dunque, è piuttosto chiaro: “Anche se alcune parti del testo non ci soddisfano ancora, questa è comunque una vittoria del Movimento, arrivata nonostante l’opposizione di altre forze politiche, ottenuta al termine di una giornata lunga, nel corso della quale abbiamo fatto sentire forte la nostra voce”, continua ancora Crippa. Stesso identico commento da parte di Ettore Licheri: “Con la proposta che aveva presentato il governo – ha spiegato il capogruppo M5S al Senato – l’Italia sarebbe incorsa in un nuovo fallimento sulla certezza della pena, con migliaia di processi che sarebbero andati in fumo. Tanti cittadini ancora una volta sarebbero rimasti con un pugno di mosche in mano anziché avere giustizia dallo Stato”. E invece “grazie alla fermezza e alla determinazione del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte abbiamo riportato tutti intorno a un tavolo che sembrava chiuso e fatto valere i nostri principi e i nostri valori.

L’INIZIATIVA
Basta questo per spiegare le ragioni per cui gli attacchi che ieri sono arrivati sia da Lega che da Italia viva (entrambi peraltro membri di maggioranza) lasciano il tempo che trovano. La tiritera in questo caso è la solita: “anche i Cinque stelle hanno abolito la riforma Bonafede”, ha detto più di qualcuno evidentemente non sapendo di cosa stesse parlando. Resta tuttavia un punto: l’abolizione della prescrizione così come pensata da Alfonso Bonafede non è passata né dopotutto si poteva pensare potesse passare vista la netta opposizione degli altri partiti che compongono la maggioranza. “Ma la battaglia non si ferma qui”, assicurano fonti interne al Movimento. Alcuni parlamentari pentastellati, infatti, starebbero ragionando alla presentazione di una nuova proposta di legge indirizzata proprio in questo senso. “Ovviamente – spiega più di qualcuno – è difficile pensare che venga calendarizzata e che poi passi il voto sia della Camera che del Senato. Ma in questo modo possiamo chiarire un punto semmai ce ne fosse ancora bisogno: questa è la migliore riforma possibile, ma noi avremmo voluto ben altro”. Questo passaggio è fondamentale. Nonostante ci sia piena soddisfazione per il risultato ottenuto più di un parlamentare ritiene doveroso che siano messi in condizione gli attivisti di esprimersi. “È doveroso da ogni punto di vista che, per continuare ad appoggiare un governo nei cui confronti è venuto meno un presupposto essenziale, si torni a consultare gli iscritti con un voto chiaro e preciso su ciò che oggi è diventata la cosiddetta riforma della ministra Cartabia”, ha non a caso detto Danilo Toninelli. Una posizione condivisa anche da altri.

Articolo di  Carmine Gazzanni per LaNotiziaGiornale.it

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