L’asse tra il leghista e il leader di Italia viva, tutti i punti di contatto. Renzi vorrebbe demolire, con un altro referendum, uno dei presidi simbolici dei grillini, il reddito di cittadinanza. Salvini si è affrettato a dire che, in effetti, è stato «un errore» del governo gialloverde. Già nel 2016 in tv si divertivano a presentarli come la strana coppia, colonna sonora il Daniele Silvestri di Le cose che abbiamo in comune, che non saranno 4.850 e non comprenderanno il Brachetto, ma cominciano a diventare un numero cospicuo, anche perché i due guastatori della politica, Matteo+Matteo, Renzi e Salvini, sembrano provarci gusto. Il momento più sfolgorante della convergenza parallela è stato il fuoco incrociato contro il fu Giuseppi, quel Giuseppe Conte premier che hanno prima creato e poi distrutto, lasciandolo solo con il tavolino in piazza Colonna, in mezzo alle macerie di un Movimento da ricostruire. Di recente, il sodalizio si è rinsaldato e somiglia a un’alleanza politica, sia pure tattica. I signori della guerra del governo Draghi lavorano rumorosamente fuori dal Parlamento, visto che la «scatoletta di tonno» lavora con il pilota automatico. L’esempio più rilevante sono i referendum sulla giustizia cavalcati da Salvini e sostenuti dall’altro Matteo. Renzi vorrebbe demolire, con un altro referendum, uno dei presidi simbolici dei grillini, il reddito di cittadinanza. Salvini si è affrettato a dire che, in effetti, è stato «un errore» del governo gialloverde.
Antiambientalisti, sì a trivelle e a Ponte di Messina
Non il peggiore, probabilmente, ma intanto questo uno due giustizia-reddito è l’architrave della battaglia d’autunno. Gli avversari li sbeffeggiano, segno di debolezza, citando il «rinascimento arabo» di Renzi, il «sovranismo all’amatriciana» di Salvini. Ma ilgutta cavat lapidem è una strategia lenta che alla fine potrebbe avere effetti sul Pd e su FdI, che sono poi le due pietre da erodere.
I punti di partenza ideologici sono lontani. Eppure l’unione di fatto parte da lontano. L’asse anti ambientalista, nel nome degli stake holder, le vecchie battaglie per aumentare l’uso del contante, la liberalizzazione delle trivelle, il no alla plastic e sugar tax, la passione comune per il Ponte di Messina. Una plastica, e forse mistica, dimostrazione di sintonia si è avuta il 14 luglio, con gli applausi tributati dai senatori renziani a Salvini sul ddl Zan.
Costanti lessicali
Le stigmate della fratellanza simbolica sono populismo, trasformismo e leadership carismatica. Anche se Renzi è leader di un partito del 2%, mentre Salvini è alla guida di una porta aerei. Si moltiplicano gli studi di semantica e prossemica, che indicano contiguità e assonanze. Entrambi rifuggono dal politichese. Più tendenza anglo-giovane e fumettistica Renzi: «Non siamo un partito ma un airbag, abbiamo evitato di schiantarci contro un governo Godzilla». Più sbrigativo e rustico Salvini, tra «calar le braghe», «fenomeno», «genio» e sentenze fulminanti: «Non piaccio a qualche ministro francese? E chissenefrega! Preferisco il prosecco allo champagne». Alle costanti lessicali, si aggiungono i segnali nell’outfit — felpe e giubbetti — ma anche la gestualità. Gli esperti li chiamano «gesti coverbali batonici». In pratica, entrambi muovono la mano dall’alto in basso con un secco impatto finale a indicare fermezza. Salvini punta il dito contro la camera, in stile reclutamento Usa «I want you»; Renzi preferisce la mimica facciale, con registro sarcastico: «Fassina chi?».
Flirt su fisco e legge elettorale
Oltre a giustizia e reddito, i due flirtano su fisco e legge elettorale. Il leghista Gianmarco Centinaio al Foglio: «Non ho alcun imbarazzo a dialogare con Renzi né credo che lui ne provi. I partiti sono fatti di persone, non solo di ideologie». La sintonia, dunque, è acclarata. Centinaio, poi, spende parole commoventi sui guai giudiziari di Renzi: «Non voglio pensare che ci sia accanimento. Sono un romantico». I maligni ricordano che il «suocero» di Salvini è quel Denis Verdini che, prima di finire agli arresti domiciliari, vantava frequentazioni con Renzi. A proposito di frequentazioni, entrambi avrebbero incrociato lo 007 Marco Mancini in autogrill; entrambi hanno come nemico giurato Fedez; entrambi hanno frequentato gli studi tv da giovini. Matteo Salvini, a Il pranzo è servito: «Di professione? Sono nullafacente». Matteo Renzi alla Ruota della fortuna, dove Mike Bongiorno lo sbeffeggiò con un «che cosa mi combinaaa», condito da «un campione come lei, buuuu».
Articolo di Alessandro Trocino per Corriere.it