Il presidente del Consiglio ieri è rimasto in silenzio sul Colle. Ma la sua candidatura è ancora attuale. E il governo bis è il suo progetto. Però il centrodestra dice di volere Berlusconi. Mentre sogna Moratti. Tutto tranne il Quirinale. «Non risponderò a nessuna domanda sulla presidenza della Repubblica», è stata la premessa con cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto la conferenza stampa sui decreti Covid e sull’emergenza Coronavirus. Rispettata, perché il premier è poi rimasto in religioso silenzio quando i giornalisti hanno provato lo stesso a solleticarlo. Anche annunciandogli che Silvio Berlusconi non intende sostenere un suo governo bis in caso di suo approdo al Colle. Una scelta in evidente contraddizione con l’incontro con i giornalisti di fine anno, quando Draghi invece per la prima volta decise di rispondere alle domande sul tema accettando di fatto la sua candidatura («sono un nonno al servizio delle istituzioni») ma vincolandola al prosieguo dell’esperienza del suo governo. L’ammissione di un errore.
Forse perché, come spiega oggi Ilario Lombardo su La Stampa, con quella sortita il premier ha prestato il fianco, forse per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, alla politica e alle sue divisioni. Prima di allora Draghi ha sempre tenuto a rimanere al di fuori dell’agone dei partiti, dipingendosi come super partes e cercando di rappresentare il punto di mediazione tra le varie issues. Con quella autocandidatura il sasso nello stagno gettato dal premier ha fatto molto rumore. E ha in un certo senso anche stoppato le strategie del centrodestra, che ancora oggi prova a unirsi sotto l’ombrello di Berlusconi in attesa della conta decisiva. Forse per questo ieri è arrivato l’annuncio di Silvio sul governo. Che di certo, fanno sapere dalle parti di Palazzo Chigi, non ha irritato il presidente.
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dall'articolo di Alessandro D’Amato per Open.online