Non si vedevano da prima delle Amministrative, in quel vertice di Arcore finito quasi a male parole. Ieri hanno provato, pare riuscendoci, a rompere il ghiaccio, con un incontro a pranzo a Villa Grande. Non è ovviamente bastato a sciogliere i nodi che restano nella coalizione — il maggiore, quello sulla regola per la premiership, l’altro la divisione delle quote di candidature nei collegi uninominali — ma è servito a riprendere un rapporto senza il quale un centrodestra che si sente sulla cresta dell’onda rischia di finire nella risacca. Il tutto in attesa che i temi più spinosi vengano affrontati quando i leader del centrodestra si vedranno anche con Salvini, in una sede istituzionale come pretendeva Meloni e con un «ordine del giorno chiaro, che permetta di uscire dal vertice con decisioni e non parole». Il summit dovrebbe tenersi alla camera mercoledì.
Da entrambi gli entourage si accredita la versione che Berlusconi e Meloni non siano entrati in nessun punto specifico, ma due cose sono certe. La prima è che la leader di FdI all’alleato ha detto che in una campagna brevissima non ci possono essere divisioni, liti, recriminazioni, e perdite di tempo perché dopo la sfiducia a Draghi che fa prevedere grande diffidenza verso chi lo sostituirà «noi dobbiamo vincere più collegi possibili: in passato ci siamo divisi per logiche di proporzionale, oggi non dovrà più succedere. Dobbiamo vincere con forte margine e tutti assieme». Niente sgambetti o scherzi, insomma.